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© Albino Cece

Barbarossa e i Colonna

Faida familiare a Fondi

 

 

       Personaggi della storia:

 

Vespasiano Colonna

conte di Fondi e duca di Gaeta, muore il 13 marzo 1528.

Isabella Colonna

figlia di primo letto di Vespasiano Colonna

Giulia Gonzaga

seconda moglie di Vespasiano Colonna, vedova ad appena 18 anni.

Luigi Gonzaga

fratello di Giulia e marito di Isabella Colonna.

Ippolito dei Medici

cardinale, morto avvelenato ad Itri il 10 agosto 1535.

Khair-Eddyn

detto Barbarossa, pirata saraceno che prende Fondi il 6 agosto 1534.

 

      Cronologia essenziale di Giulia Gonzaga

 

Data

Avvenimenti

1513

A Gazzuolo (Mantova) nasce Giulia Gonzaga, da Ludovico di Sabbioneta e Francesca Fieschi

1525

Beatrice Appiani, figlia del signore di Piombino e moglie di Vespasiano Colonna, muore forse di “morbo”, lasciando la figlia Isabella Colonna

1526

Il quarantenne Vespasiano Colonna sposa, in seconde nozze, Giulia Gonzaga che ne ha circa 13.

10 gennaio1528

Ippolito dei Medici viene creato cardinale e favorisce il matrimonio di Isabella (che gli era stata destinata da Vespasiano Colonna) con Luigi Gonzaga

12 marzo 1528

Vespasiano Colonna detta il suo testamento nella rocca di Paliano

13 marzo 1528

Sei anni prima della scorreria del Barbarossa a Fondi e due anni dopo il suo matrimonio con Giulia Gonzaga, moriva Vespasiano Colonna lasciando la figlia Isabella Colonna e la vedova di appena 18 anni

26 aprile 1528

Isabella Colonna sposa Luigi Gonzaga, detto il Rodomonte, fratello di Giulia e dalla vita avventurosa e dedita alle armi

6 dicembre1532

Isabella Colonna dà alla luce Vespasiano (junior)

6 agosto 1534

Il pirata saraceno Barbarossa saccheggia Fondi

10 agosto 1535

Il cardinale Ippolito dei Medici muore ad Itri per avvelenamento.

Dicembre 1535

Giulia Gonzaga si trasferisce a Napoli

 

Inizio della storia

Che il pirata saraceno Khair-Eddyn, detto Barbarossa, tra il luglio e l’agosto del 1534 stesse avvicinandosi al golfo di Gaeta era una notizia certamente risaputa attraverso le torri situate lungo le coste tirreniche.

Dallo stesso sistema di comunicazioni erano state certamente diffuse le notizie delle crudeltà e devastanti scorrerie cui si erano dedicate le 80 galee che componevano la sua flotta  mentre si avvicinava ai lidi fondani.

Tra gli abitanti della costa era certamente nota l’attività del Barbarossa ed, in genere, della pirateria saracena; il fenomeno non era certo nato in quell’anno e la rete di torri costiere era stata costruita apposta per avvistare per tempo l’arrivo di questo flagello onde adottare le opportune misure di difesa.

All’alba del 6 agosto 1534 il Barbarossa, dopo aver distrutto Sperlonga, via terra e guidato da uno sperlongano, entrava in Fondi che non opponeva resistenza.

Il Barbarossa non veniva dall’Africa per portare un ramoscello di palma a queste contrade, ma approdava a questi lidi per depredare, catturare schiavi, devastare tutto a suo vantaggio per godersi altrove il maltolto.

Stranamente, sulla storia della devastazione barbaresca di Fondi s’innesta il racconto romantico della fuga di Giulia Gonzaga, signora del luogo, chi dice verso Campodimele e chi verso Vallecorsa, alla quale agognava Barbarossa per farne dono al Solimano.

E’ recente la notizia giunta dalla Spagna di un nuovo documento su quell’avvenimento raccolto da Luigi Muccitelli. Si tratta della relazione al re di Spagna fatta dal viceré spagnolo di Napoli dell’epoca  il quale minimizza l’avvenimento; anzi, afferma che la scorreria di Barbarossa è stato ingigantito dai fondani e ad essi ha portato modeste conseguenze con ciò discordando del tutto con le notizie di devastazione che sono giunte fino a noi secondo la redazione di altri autori di storia; si parla inoltre di un accordo tra il podestà di Fondi e Barbarossa per la salvezza degli abitanti.

Sappiamo che si è salvato il podestà di Fondi ed il vescovo senza dare l’avvio ad alcuna storia avventurosa. Come mai si è imbastita la storia della avventurosa fuga improvvisa della signora di Fondi, donna Giulia Gonzaga, di notte, mezza nuda e scarmigliata verso le campagne fondane fino a giungere ad una rocca amica che le desse ricetto? 

Che cosa successe veramente a Fondi la notte tra il 5 ed il 6 agosto del 1534 e la mattina del giorno 6?

La notizia dell’avvenuto saccheggio di Sperlonga doveva essere noto a Fondi quasi in tempo reale perché certamente da qui poteva almeno vedersi il fumo degli incendi. I fondani quindi hanno avuto tutto il tempo per decidersi sulla difesa o sull’abbandono della piazza, ma sembra che nessuno abbia preso in considerazione la difesa della città così come fece qualche giorno dopo il castello di Itri. Sembra evidente che qualche tipo di accordo con il Barbarossa sia stato tentato dai fondani almeno sin dal giorno prima.

Si racconta che Barbarossa trovò i ponti levatoi di Fondi abbassati e le porte aperte certo ad indicare la fuga frettolosa degli abitanti e l’abbandono di ogni difesa. Non possiamo credere che con Barbarossa così vicino i fondani abbiano aperto all’alba le porte della città per consentire la normale vita cittadina e l’uscita della gente diretta al lavoro giornaliero nei campi.

Qualcosa è andato storto tanto che il viceré di Napoli – anche se ha poi esonerato Fondi dal pagamento delle gabelle per i danni subiti – sorvola sull’accaduto nella sua relazione al re di Spagna.

Le ragioni di questa riduzione del danno possono essere due:

1.    il viceré di Napoli acquieta i fondani esonerandoli dalle tasse che preleva altrove per garantire comunque gli introiti alla corona spagnola e così facendo non si espone a giustificare alcunché al re spagnolo.

2.    il viceré non ha interesse a informare la corona della devastazione di Fondi che potrebbe esporlo alle critiche reali sulla sua capacità di sorveglianza sui possedimenti affidatigli e rischiando così una ricognizione reale sul suo operato con conseguenze imprevedibili per il suo alto incarico.

Sono queste le uniche spiegazioni che possiamo supporre circa questa relazione vicereale rintracciata dal Muccitelli negli archivi spagnoli, ma tenendo presenti due altri fatti:

1.    il viceré aveva interesse a mantenere in quiete il dominio affidatogli dal re;

2.    il viceré rappresentava gl’interessi del re spagnolo conquistatore al quale stavano a cuore solo gli incassi e poco gl’importava delle difficili condizioni in cui si trovavano le genti che vi dimoravano.

Anche se quanto detto può apparire plausibile per una spiegazione storica e per mettere pace tra le due discordanti versioni: quella della depredazione e devastazione riportata da diversi autori e quella del “quasi niente è avvenuto”riportata dal viceré; non tutto appare lineare in questa vicenda, specialmente laddove entrambe le versioni si riportano ad un supposto accordo tentato dal podestà di Fondi.

Perché l’ultima a fuggire e all’improvviso fu soltanto la signora di Fondi, Giulia Gonzaga? Perché nessuno l’aveva informata del pericolo che correva? Oppure era stata informata ma l’avevano dissuasa a fuggire?

Testamento di Vespasiano Colonna

Tutto ebbe inizio dal testamento dettato da Vespasiano Colonna a Paliano il giorno prima della sua morte avvenuta il 13.3.1528. Esso è riportato dall’Amante nel suo corposo volume di ricerca storica su Giulia Gonzaga[1] ed è del seguente tenore:

“Lasso Isabella ad Hipolito Medici nipote del Papa con 30.000 ducati de Regno in dote, et per contentezza de vaxalli et satisfatione de la posterità che li figli se chiamano con lo cognome de casa Colonna, sperando che la Maestà Cesarea ne resterà servita…. In caso che il matrimonio di Isabella con Hipolito nipote non havesse loco, lo ha risolvere mia mogliere in uno de’ fratelli con cinco millia ducati de rendita sopra lo stato di Campagna in dote. Del resto lasso mia mogliera donna e patrona in tutto lo stato predetto et anco del Regno, sua vita durante, servando lo habito de vidua, et in evento che si maritasse, che si ripiglia la dote sua et Isabella resti herede universale tanto di stato di Campagna quanto del Regno et di Aprutio et non si parta vivente mia mogliere in  habito come di sopra de la obedientia sua”.

Vespasiano Colonna con questo testamento:

1.    lascia in moglie ad Ippolito dei Medici, nipote del papa Clemente VII, la propria figlia Isabella con una dote di 30.000 ducati oltre all’autorizzazione di portare il cognome Colonna ai loro figli. Il morente, in realtà, designa i figli generati da Isabella alla propria successione sperando nel benestare della “Maestà Cesarea”;

2.    nel caso che non si verificasse il predetto matrimonio, il morente Vespasiano incarica la moglie, Giulia Gonzaga, di maritare Isabella con uno dei propri fratelli ed, in questo caso Isabella porterà in dote cinquemila ducati “sopra lo stato di Campagna”;

3.    nomina erede universale dei suoi beni la moglie Giulia Gonzaga per tutta la durata della sua vita qualora conservi “habito de vidua”;

4.    nel caso la moglie Giulia si rimaritasse ella potrà riprendersi la sola sua dote e l’eredità universale dei beni deve passare interamente alla figlia Isabella;

5.    infine, Vespasiano ordina che Isabella, conservando Giulia lo stato vedovile, non venga mai meno all’obbedienza verso la moglie Giulia.

Un testamento semplice, chiaro, preciso: alla moglie Giulia viene comunque affidato il futuro della figlia Isabella che, a sua volta, diventa indipendente da Giulia soltanto nel caso in cui essa abbandoni lo stato vedovile per rimaritarsi oppure, naturalmente, venga a morire.

Nel suo volume su Giulia Gonzaga l’Amante riporta una copiosa documentazione sulle liti e le incomprensioni insorte fra le due donne subito dopo la morte di Vespasiano Colonna; accenna anche alla intromissione di diversi fomentatori di discordia tra di esse specialmente con lo scopo principale di giungere all’appropriazione dei loro ricchi dominii.

Questi contrasti si perpetuarono per moltissimi anni e furono registrati interevbnti pacificatori da parte di diversi personaggi ed approdarono con grave scandalo finanche alla Corte sovrana.

Il contrasto nasceva principalmente dalla delusione di Isabella di essere stata, in concreto, diseredata dal padre ed affidata per tutto ed in tutto alla matrigna alla quale doveva obbedienza qualora non si rimaritasse o morisse: i Colonna restavano espropriati dei beni di Vespasiano fino al rimaritaggio o alla morte della Gonzaga: una infelice prospettiva di vita per la figliastra di Giulia, entrambe in giovane età ed esposte ai maneggi di chiunque fosse stato capace di carpirne la fiducia.

A questo punto della storia dobbiamo inserire il cardinale Ippolito dei Medici. 

Il Cardinale

Ippolito dei Medici, nominato cardinale il 10 gennaio 1528, potendo contare su migliori partiti (o innamorato invece di Giulia Gonzaga, come congettura qualcuno) non manifestò alcun interesse a sposare Isabella Colonna che certamente non poteva saperlo: non si poteva certo pubblicamente rifiutare la mano di una Colonna!

Il cardinale, quindi, pose mano a sostenere il matrimonio di Isabella con Luigi Gonzaga, detto il Rodomonte, fratello di Giulia, per liberarsi di questo impaccio testamentario procuratogli dal Vespasiano morente.

Ed infatti, il 26 aprile 1528, con grande segretezza per paura del veto del papa, vennero celebrate le nozze tra Isabella Colonna e Luigi Gonzaga; avventurose poi si rivelarono anche le vicende matrimoniali della coppia.

Il cardinale dei Medici continuava a frequentare Giulia Gonzaga come è evidente dalla sua presenza ad Itri, dove alloggiava anche la signora di Fondi, il 10 agosto 1535, giorno della sua misteriosa morte per veleno.

Questo del cardinale è un avvelenamento di cui non furono trovati responsabili certi e non si conobbe mai il mandante vero di questo delitto nonostante le diverse carte dell’inchiesta giunte fino a noi.

Ma se ci soffermiamo a considerare i fatti conosciuti, il mandante o i mandanti risulteranno evidenti. Perché proprio ad Itri e vicino a Giulia Gonzaga doveva avvenire questo delitto?

Cronologia dei fatti

I fatti più importanti accaduti e necessari per la ricostruzione degli avvenimenti sono i seguenti:

1.    12-13 marzo 1528 – testamento e morte di Vespasiano Colonna;

2.    affidamento in toto del destino di Isabella Colonna nelle mani di Giulia Gonzaga;

3.    rifiuto (occulto per gli estranei, ma certo palese nella famiglia) di Ippolito dei Medici di “liberare” col matrimonio Isabella dal potere dei Gonzaga;

4.    28 aprile 1528 – matrimonio di Isabella Colonna con Luigi Gonzaga, fratello di Giulia;

5.    ribellione strisciante di Isabella Colonna all’obbedienza dovuta a Giulia Gonzaga;

6.    6 agosto 1534 – Giulia Gonzaga viene abbandonata in balia del pirata saraceno Barbarossa;

7.    24 maggio 1535 – Si verifica una tregua tra le due signore con la sottoscrizione di una transazione con cui Isabella concede a Giulia, che accetta, una somma di 2500 ducati annui, in tre rate, “fin che saremo accordate”;

8.    10 agosto 1535 – morte ad Itri del Cardinale Ippolito dei Medici per avvelenamento;

9.    25 novembre 1535 – Carlo V entra trionfante in Napoli;

10.dicembre 1535 – Giulia Gonzaga si trasferisce in Napoli per meglio attendere, dice, alla difesa dei propri interessi ereditari, essendo vicina alla Corte.

11.continuano i contrasti tra Isabella Colonna e Giulia Gonzaga. 

Riflessioni sui fatti accaduti

Questa microstoria della vita di Giulia Gonzaga ci porta all’esame della situazione entro cui agivano i vari personaggi in essa coinvolti.

Occorre considerare la giovane età delle due donne e la società entro cui esse si trovavano collocate e fatta di prepotenze e abusi; uomini e donne di questa storia poste al di sopra delle leggi e sottoposti soltanto al re; epoca difficile e pericolosa dove la voce della violenza si udiva ad ogni angolo di strada; la vendetta e la rivalsa erano pane quotidiano della vita.

Isabella Gonzaga si sentiva certamente diseredata dal padre e provava odio e risentimento per la giovane matrigna che riteneva aver irretito il padre nella stesura delle sue ultime volontà.

L’odio di Isabella, ignara del ripudio indiretto di Ippolito dei Medici,  verso la matrigna divenne forse ancora più feroce perché dopo appena un mese dalla morte del padre fu costretta a maritarsi con un altro Gonzaga e definitivamente restare così svincolata dai Colonna.

Ciascuna della due signore aveva naturalmente suscitato nella comunità del tempo due fazioni contrapposte che se non si combattevano apertamente a sangue, usavano certamente le più fini armi delle insinuazioni e delle calunnie per prevalere l’una sull’altra.

Da diverse lettere di Giulia sappiamo che essa aspira a vedere adempiute le disposizioni testamentarie del marito ed anzi sembra orientata a conservare integro il dominio familiare in favore dei figli di Isabella predestinati dal marito a succedergli; la transazione sottoscritta il 24 maggio 1535 ne sembra la prova provata, ma essa non può cedere bonariamente i propri diritti ad Isabella che sembra oltremodo decisa a strapparli alla matrigna.

Ecco quindi che i litigi cominciano a prendere corpo di misfatto: i lascia indifesa la signora di Fondi davanti al Barbarossa; essa è l’ultima ad essere informata del pericolo da un servitore fedele. Barbarossa forse aveva avuto contatti con qualcuno che gli aveva promesso la cattura di Giulia dalla quale avrebbe potuto ritrarre un cospicuo riscatto. Non avendola trovata si abbandonò al saccheggio della città. La congiura non aveva sortito l’esito sperato. Giulia si salvava fuggendo per le campagne.

Il viceré di Napoli certamente conosceva bene la storia che si viveva a Fondi e per non intromettersi nei litigi ereditari insorti fra le due potenti famiglie dei Colonna e dei Gonzaga preferì sorvolare sull’argomento relazionando al re di Spagna.

Il 24 maggio 1535 la Gonzaga, forse per timore di altri e più gravi accadimenti, sottoscrive una transazione provvisoria con Isabella Colonna contentandosi di una rendita di 2500 ducati annui fino al momento in cui raggiungeranno un accordo.

La fazione dei Colonna esulta per il successo e si convince di aver intimorito la Gonzaga spingendola a più miti pretese.

Ma un nuovo problema si profila all’orizzonte. Nel mese di agosto Giulia Gonzaga si ritira nel castello di Itri per ricevere il cardinale Ippolito dei Medici.

L’incontro di Giulia col Cardinale, nipote del papa, è pericoloso per i partigiani dei Colonna che lo sospettano interessato a Giulia e suo protettore. Così egli viene misteriosamente avvelenato e muore il 10 agosto dello stesso anno 1535.

Giulia Gonzaga si accorge allora che attorno a lei si sta facendo ormai terra bruciata; il partito di Isabella Colonna sta per prevalere e non si ferma nemmeno davanti al delitto. Decide quindi di trasferirsi a Napoli nei primi di dicembre dello stesso anno 1535 approfittando dell’arrivo del re ed allo scopo di continuare la sua rivendicazione lontana dal pericolo di una comunità passionale e partigiana come quella di Fondi; essa, in definitiva, proviene dal nord ed è una estranea per la società fondana del tempo.

Conclusioni

Il grosso tomo di ricerche storiche su Giulia Gonzaga pubblicato dall’Amante e la nuova assunzione documentale di Luigi Muccitelli ci fanno ritenere che i Colonna abbiano venduta la città di Fondi al saraceno Barbarossa nella speranza della cattura di questa donna che nessuno avrebbe riscattato ed avere così mani libere sull’asse ereditario proveniente dal deceduto Vespasiano Colonna.

In conseguenza riteniamo che gli stessi Colonna siano stati i mandanti dell’avvelenamento di Ippolito dei Medici, ultimo sostenitore di Giulia, per spingere la Gonzaga a cedere in favore di Isabella i propri diritti testamentari sui domini di Vespasiano Colonna.

 


[1] BRUTO AMANTE, Giulia Gonzaga contessa di Fondi e il movimento religioso femminile nel sec. XVI, Bologna 1896; ad esso sono debitore di informazioni fondamentali per il presente lavoro.

 

(Questa ricerca può essere parzialmente utilizzata per uso di studio e ricerca, citando la fonte: Cece Albino, "Barbarossa e i Colonna, nel sito Internet www.visitaitri.it)

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