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Par di vederlo, l’uomo vestito di bianco, con il capo appena scompigliato dalla brezza, che arriva, il 25 giugno del 1989, sul sacro colle di primo mattino.

Papa Wojtyla, pellegrino sul Santuario della Madonna della Civita, venne a portare il Suo messaggio di fede, di carità e di speranza ai  malati segnati dal dolore, che aspettavano in preghiera. Una carezza, un bacio, un sorriso, il dono della Sua presenza, il messaggio non scritto, che tutti, anche quelli non prostrati dalla sofferenza, colsero nel viaggio Pastorale di Giovanni Paolo II nell’Arcidiocesi di Gaeta, che è parte della Sua storia.                           

La microstoria, invece, è quella che ho raccontato, frammenti di vita al di fuori del quotidiano,

vissuta da una piccola comunità con grande intensità. Immagini e sensazioni, patrimonio spirituale di chi le ha provate, da conservare e tramandare.  Sommate ad altre, però fanno la storia. La storia della nostra terra e del santuario. Una giornata particolare quel lontano 25 giugno del 1989, di quelle  che ti rimangono impresse, indelebili e per sempre nella mente e nel cuore: che ti segnano la vita.   

Come la Sua morte.   (Pino Pecchia)                              

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Inizia così la cronaca evento pubblicata nel settembre del 2007 e presentata il successivo 16 ottobre, presso l'aula consiliare del Comune di Itri. Il libro in formato 17x24 si compone di 135 pagine con un inserto fotografico a colori, che raccontano la storica visita del 25 giugno 1989, quando il Servo di Dio Carol Wojtyla venne al Santuario della Madonna della Civita di Itri (LT) per incontrare gli ammalati dell'Arcidiocesi di Gaeta. Non poteva mancare un raffronto con Papa Pio IX, il quale, 140 anni prima, esule a Gaeta, si recò sul sacro colle per pregare davanti all' immagine della Vergine Maria. La storia millenaria del santuario è una parte importante del volume, riportata nelle note, così come i personaggi che nel corso del millennio hanno fatto la storia del Santuario mariano della Civita.  

 

L'attuale Arcivescovo emerito della Diocesi di Gaeta,  Mons. Pier Luigi Mazzoni, che si è dimesso per raggiunti limiti di età, proprio a ridosso dell'uscita del volume, ha voluto, su mia preghiera, augurare e benedire il mio lavoro con un suo scritto che ho pubblicato all'inizio della cronaca evento e che riporto qui appresso. 

 

Dopo la lettera di mons. Mazzoni si trova la Prefazione a firma di don Luigi Mancini parroco dell'ex cattedrale di S. Pietro Apostolo in Fondi. Nel 1989 era responsabile della comunicazione e dei rapporti con il Vaticano, ricopre oggi la carica di Direttore della redazione del Bollettino della Diocesi di Gaeta. Don Mancini, inoltre, quale scrittore e drammaturgo è una delle figure di spicco della cultura fondana.

Prima dell'inizio della cronaca, che ho narrato in prima persona, per aver  vissuto le varie fasi dell'evento, ho lasciato alla penna di padre Giuseppe Comparelli, passionista, l'analisi del mio lavoro, non c’è stato bisogno di una mia premessa. Padre Comparelli, oltre che docente di Teologia presso il Seminario di Anagni è autore di saggi (anche sulla Sacra Sindone) e monografie varie tra le quali spicca quella di S. Paolo della Croce, di cui è seguace.

Prefazione e Introduzione, più le recensioni che dal 16 ottobre sono apparse sui quotidiani e periodici, sono la sintesi del mio lavoro e che di seguito pubblico con alcune immagini della cerimonia di presentazione, che, come ho già specificato, è avvenuta a Itri presenti le autorità civili e religiose della città.

 

 

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PREFAZIONE

 

L’attuale lavoro Pino Pecchia, a circa venti anni dalla visita pastorale di Giovanni Paolo II all’Arcidiocesi di Gaeta e dal pellegrinaggio al Santuario della Civita, rievoca l’avvenimento, ridona voce alle persone coprotagoniste dell’evento e mette in evidenza un segmento di storia contemporanea dato che il viaggio apostolico di Papa Wojtyla in terra pontina è connesso alla storia della Chiesa in Italia, alla dimensione religiosa ed antropologica della nostra società.

   Pecchia, modestamente, parla di “microstoria da conservare e tramandare” perché a pieno titolo l’evento che rievoca “è storia della nostra terra, storia del santuario” . E giustamente.

    La visita del papa alla Civita fu un evento straordinario per il Santuario e per la comunità diocesana ed itrana. Resta una data memorabile non solo nella storia della città di Itri, ma nella vicenda umana e pastorale dello stesso Papa Wojtyla. Resta un tassello nel pontificato di Giovanni Paolo II, grande devoto della Madonna, pontefice eccelso anche per il suo magistero mariano.

   Pino Pecchia, storico per indole e per impegno civile, attento testimone della storia itrana, nelle sue opere ha saputo egregiamente coniugare la ricerca di documenti negli archivi con la valorizzazione sociale e antropologica di fatti ed avvenimenti che assumono un significato umano e religioso, se considerati con l’attenzione soprannaturale che va oltre la cronaca. In questo lavoro collega il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II al pellegrinaggio di Pio IX, avvenuto qualche secolo addietro ed incastona, come perle preziose, i due fatti, nella storia millenaria del Santuario.

   Il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II alla Civita, nel “giorno di Gaeta”, fu sorprendente per la sua originalità e la sua efficacia, riempì di gioia la comunità itrana, l’intera chiesa in Gaeta ed incoraggiò i Padri Passionisti a perseverare nel loro ministero pastorale per rendere il culto alla Madonna ed il servizio alle anime che accorrono ai piedi della Civita. Al Santuario, infatti, ascendono abitualmente sacerdoti e laici da zone anche lontane per rivolgere alla Madre del Signore l’accorata e supplice preghiera. Non solo Itri e dai centri del sud-pontino, ma dal casertano, dal frusinate e dal sorano i fedeli vengono a “trovare” la Madonna come singoli pellegrini, a gruppi parrocchiali, nei giorni feriali ed accorrono in numero straordinario nei momenti d’intensa vita religiosa, nella celebrazione della Civita, il 21 luglio di ogni anno e nelle altre memorie liturgiche della Madonna.

   La Civita è luogo per tutti: per politici, uomini d’affari, artisti, letterati ed operai, per gruppi di persone di tutte le età, ragazzi, giovani ed anziani, per gli ammalati e per tanti di cui non sapremo mai il nome. Da secoli ininterrottamente è un particolare luogo privilegiato dove si va a cercare conforto interiore e si trova la forza di andare avanti, dove nella preghiera, alle proprie angosce, si riceve speranza, dove, nel raccoglimento profondo, davanti alla icona di Maria dagli occhi grandi, si ascolta quella suadente voce interiore che incoraggia e da forza.

   Faro di fede, il Santuario, nella sua storia millenaria, ha irradiato ed irradia la devozione alla Madonna presso la popolazione itrana, presso i fedeli dell’Arcidiocesi di Gaeta e resta un riferimento religioso sicuro, un approdo che appaga il cuore e dona speranza per la vita.

   Al navigante che solca il mare dalle foci del Garigliano al Circeo, alle isole pontine, al viaggiatore che transita per l’Appia da Monte S. Biagio a Formia, agli agricoltori ed ai lavoratori dei campi che operano nella piana di Fondi, il bianco Santuario appare nella sua singolare posizione geografica a ricordare che la Madonna veglia dall’alto i suoi figli. Nelle nebbiose giornate invernali e negli assolati giorni estivi il Santuario si scorge come evidente segno bianco in un immenso verde. Sembra un eccezionale monumento che soddisfa l’occhio del viaggiatore ed appaga il cuore del fedele. Soprattutto al “trono di Maria” converge l’affetto e la devozione delle popolazioni circostanti. E chi raggiunge quella ridente posizione sul colle”Civita” si trova in un posto tanto bello, di grande respiro spirituale e si inebria d’immenso nel contemplare uno straordinario paesaggio dalla mole azzurra del Circeo alla catena degli Aurunci che inglobano in un anfiteatro il lago e la pianura di Fondi, il mare di Gaeta e tutta la fascia costiera del Tirreno.

   Basta visitare la “galleria” degli ex voti oppure scorrere le pagine del “Bollettino” per scoprire tracce di un incessante itinerario di conversioni con innumerevoli segni della filiale devozione che i fedeli dedicano alla Madonna.

   Pino Pecchia, nel riportare l’attenzione sul pellegrinaggio di Giovanni Paolo II ha voluto ascoltare Padre Santilli e Padre Comparelli che all’epoca furono esponenti della Comunità dei Passionisti che con il Rev.do Padre Generale accolsero il Pontefice. Ha chiesto ai due Reverendi Passionisti ricordi, impressioni e curiosità dell’avvenimento ed ha colto l’occasione per riproporci tratti del magistero di Papa Wojtyla con l’esempio mirabile offertoci dal Pontefice nel ministero della sofferenza.

   Completano il lavoro discorsi ufficiali. Il saluto del Sindaco di Itri, Avv. Pasquale Ciccone, il saluto del Prof. Antonio D’Aprano, a nome degli ammalati, la calda ed amorevole parola del Papa e la lettera del rettore P. Giuseppe Polselli.

   A distanza di circa venti anni dai fatti narrati, molti testimoni di quell’evento non sono più tra noi, ormai in cielo contemplano la bellezza di Maria e la supplicano per noi [1]. Altri avranno la gioia di rivivere quel momento di storia vissuto con entusiasmo. Pecchia si trovò al Santuario tra i pellegrini quel memorabile 25 giugno del 1989. Il suo cuore fu segnato da quello straordinario incontro. La sua persona fu conquistata da quel clima di emozioni che difficilmente si scolorisce nel suo animo. Il libro, tra cronaca e rievocazione emotiva, vuole risvegliare nei partecipanti all’evento il ricordo e soprattutto vuole porgere, quasi come atto dovuto, una testimonianza a futura memoria.

   A conclusione del libro viene riportata la cronaca del 225° Anniversario della prima incoronazione.

   Incoronare la Madonna significa rendere più preziosa la sacra immagine e restituirle l’antica regalità con cui è stata venerata dai nostri avi, ma soprattutto significa scegliere Maria come Regina della nostra vita di fede.

   Il popolo itrano, e non solo, è stato sempre affezionato alla “sua” Madonna. Voglia riservare una favorevole accoglienza a questo devoto omaggio di Pecchia e voglia continuare ad innalzare a Lei, la Regina che tutti esaudisce, la supplica incessante per i nostri giovani affinché sappiano apprezzare e condividere la bellezza di una fede da testimoniare con coraggio ed assiduità.

   “Città di Dio Tu sei Maria, Città rifugio sii per noi, o Regina di grazie”.  

 

                                                              Sac. Luigi Mancini


 

[1] Mi piace sottolineare che Pecchia ricorda il caro P. Fausto La Montagna che tanto si adoperò nel promuovere l’incontro del Santo Padre con i pescatori del Golfo.

 

 

 

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Saluto del Sindaco

 

 

   È con piacere, ma anche con una certa nostalgia, che mi accingo a rivolgere l’augurio più sentito a questo nuovo lavoro di Pino Pecchia. Circa  venti anni fa Itri visse un avvenimento straordinario, nel quale fui coinvolto. Era il 25 giugno del 1989, quando Giovanni Paolo II  atterrò sul Monte Civita, per incontrare gli infermi della nostra Arcidiocesi. Questa è una nuova pagina della nostra storia locale, inedita per i giovani, che ridesterà, per chi la visse, piacevoli ricordi.

 

   L’originalità degli argomenti trattati finora, da Pino, ha trovato l’amministrazione comunale favorevole a sostenere il suo impegno, quale studioso di storia patria, teso al recupero di momenti diversamente intesi della nostra storia. Inoltre l’imparzialità sempre mostrata nei suoi scritti, e la passione per la ricerca su Itri, ha arricchito il patrimonio culturale della nostra città.

    Pur non essendo tra noi da diverso tempo, dimostra ancora un forte legame alla nostra terra e al nostro patrimonio culturale, con il quale si è formato sin da giovane per la lunga presenza a Itri, sia come residente, che per l’attività lavorativa svolta in ambito comunale. È un legame che traspare non solo dai suoi libri, ma anche dai due siti Internet che dirige e che parlano quotidianamente dei monumenti, della storia e del nostro ambiente; siti che sono finestre aperte sul mondo, che parlano di noi.    

   

    Ero anch’io, tra chi ebbe l’onore di essere a stretto contatto con il Papa. Il ricordo di quella mattinata al nostro Santuario della Madonna della Civita è incancellabile. Pino Pecchia, con il suo narrare in forma autobiografica, partecipando gli eventi, ha richiamato alla memoria gli intensi momenti e la commozione che ho provato, quando mi trovai di fronte a papa Wojtyla, mentre gli stringevo la mano. Un’immagine che conservo tra le cose più care.

 

   Sono certo che questo lavoro di Pino sortirà lo stesso effetto in coloro che si trovarono sul santuario il 25 giugno del 1989, per assistere ad un evento, che trovava riscontro 140 anni prima. Una cronaca fissò allora i momenti salienti della presenza del Beato Pio IX a Itri, accompagnato dal Re Ferdinando II, dalla consorte ed il seguito reale. Dopo aver percorso l’antico sentiero a dorso di un cavallo, il Pontefice raggiunse il sacro monte per inginocchiarsi davanti all’immagine miracolosa della Madre di Dio, che avrebbe definita Immacolata l’8 dicembre del 1854.

  

    Pino ha rievocato entrambi questi due grandi avvenimenti, anche se in una situazione storicamente diversa, dando la possibilità ai giovani della nostra città di conoscere, grazie agli eventi trattati, l’importanza che ha sempre avuto e che continua ad avere il nostro Santuario per il mondo cattolico.

   A distanza di tempo, quindi, rivive tramite il suo lavoro, la Visita Pastorale del Servo di Dio Giovanni Paolo II; un evento che è passato alla storia come il giorno di Gaeta.

   Attraverso le sensazioni e le emozioni che provò, nella doppia veste d’addetto ai lavori e di credente, la rievocazione di Pino Pecchia diventa una testimonianza vera di vicende e di fede.

                             

 Giovanni Agresti

 

 

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POSTFAZIONE

 

   Un nuovo studio su quello che fu chiamato il giorno di Gaeta, il 25 giugno 1989, e cioè quella visita indimenticabile di Giovanni Paolo II al Santuario. Pino Pecchia ebbe un compito fondamentale per la parte dei programmi civitani di quella giornata, essendone il coordinatore per conto del Comune di Itri. Pino non è nuovo a cimenti di questo genere, avendo pubblicato altri studi storici, ma qui ha l’invidiabile privilegio di poter parlare spesso in prima persona. È così che intreccia con partecipazione compiacente ricordi personali e dati passati alla storia locale.

   Egli procede col criterio delle “visite parallele”(ma qui Plutarco non c’entra) accostando a quella di Giovanni Paolo II la visita di Pio IX nel 1849. Le pagine insistono sui moventi mariani per i due papi, sebbene in uno sfondo diverso. Ovviamente è quello del 25 giugno 1989 la narrazione più palpitante: una rievocazione che cerca di stare il più possibile vicino alla cronaca, anche minima, di quella giornata e, al tempo stesso, di volerne rivivere l’anima emotiva, a distanza di diciotto anni. Nel corso della sua scrittura Pino Pecchia si richiama a eventi storici, a significati religiosi, poi a problemi organizzativi ed ogni altro aspetto di quella intensa esperienza per proporla al lettore. Per chi fu sul posto le fotografie restituiscono le emozioni, chi, invece, legge per sola informazione le foto documentano la partecipazione esaltante di volti tesi al sorriso o rigati da lacrime.

   Già l’attesa sul piazzale livellava ogni aspetto e ogni discorso che non fosse il Papa. Anche le personalità che vennero sul posto, ed erano nei titoli nazionali di quegli anni, come Andreotti, Poletti ecc. attendevano parlando con chi capitava. Anche se per loro quell’atmosfera era ripetitiva si sentivano travolti dall’ansia dei presenti. E poi finalmente l’arrivo del Papa, le sue parole, i suoi passi, il suo contatto con tutti, particolarmente con gli infermi.

   Le pagine di Pino Pecchia ricostruiscono tutto un andamento singolare rispetto al filo della cronaca. Sia nel testo, sia in nota irrompono spesso nomi e vicende passate che spiegano o proseguono le informazioni del solco narrativo. L’altra connotazione di queste pagine è la prima persona di tanti verbi e cioè quella mano autobiografica che ricorda il ruolo non secondario nelle operazioni organizzative avuto da Pino per conto del Comune di Itri. Ma anche dal Santuario si puntava sulle sue capacità risolutive, talvolta in extremis.

   A diciotto anni di distanza, col ritmo con cui oggi i sentimenti metabolizzano gli avvenimenti, non facilmente riviviamo quell’orgoglio territoriale che si creò a Itri, né quella voglia di “c’ero anch’io” che prendeva chiunque fosse deputato ad una collaborazione.

   La penna di Pino non ama divagare. Maturata da un po’ di anni in discorsi prevalentemente storici, evita di indugiare su notazioni marginali con code riflessive e riempitive. Un fatto storico come quello che egli visse da vicino lo rende attento al cuore di quella giornata e ai rimandi più strettamente connessi, come per la figura di Pio IX, cui lo stesso Giovanni Paolo II si collegò nel suo discorso alla Civita. Oppure all’immagine del Santuario (cioè il quadro) centro attrattivo di tutto quello che avvenne quel giorno e che era avvenuto 140 anni prima con Pio IX e Ferdinando II. È possibile istituire confronti e analogie? Non facilmente. Pio IX venne perché fuggiasco da Roma caduta in mano, per poco tempo, a persone che credevano aiutare i romani e l’Italia con le loro ossessioni rivoluzionarie. Non piacquero ai romani che poi accolsero il ritorno di Papa Mastai con trionfali manifestazioni.

   Papa Wojtyla, invece, veniva nel segno del suo credo pastorale: incontrare il popolo e il suo consenso, meglio ancora se sotto il segno di Maria, ispirazione del suo pontificato e una forza del risorgimento cattolico che egli ha saputo suscitare e guidare.

   Accostamenti del genere potrebbero sembrare sproporzionati per una visita a un Santuario che non ha una frequentazione nazionale. Ma qui si dispiegò e si confermò quella concezione di Chiesa e di rapporto col mondo che potremmo dire “alla Wojtyla”, intrasponibile, perché le sue visite pastorali scuotevano tutta la realtà del territorio. Gli anni che seguirono all’attentato in Piazza S. Pietro marcarono il pontificato col richiamo alla Vergine un po’ più motivatamente, se ce ne fosse stato bisogno. Ma una giornata come quella di Gaeta, costituita da incontri ravvicinati con gli ammalati, con le autorità civili, col clero in cattedrale e, infine, col bagno di popolo allo stadio, era come una sintesi di quel pontificato. Giovanni Paolo II ha visto così il suo ministero-magistero nei confronti del mondo dei popoli: atterrare nel contesto reale dell’uomo, incrociare gli sguardi e sentirne il lamento, non solo l’esultanza.

   La sua storia personale e il suo concetto di Chiesa erano strutturati di coscienza, di ricordo, di determinazione per il futuro. Le grandi tragedie passate gli davano la forza fiduciosa di avviare i giovani ad altri orizzonti. Permanevano, però, delle forze che potevano ostacolare queste proiezioni, e le denunziava con energia. Oggi, forse, lo capiamo di più, perché nonostante la continuità di Benedetto XVI, quella voce, quell’accento sembra mancare perché, per anni, i giovani hanno identificato quella voce alla possibilità di un futuro migliore, a un incitamento inconfondibile.

   Alla Civita e a Gaeta tutto questo si visse in piccolo formato, in una giornata che fermò tutto intorno a lui per vedere e ascoltare. Il libro di Pino Pecchia è come il tentativo di rivedere e riascoltare; solo ciò che lascia tracce vive dentro di noi può essere ripercorso.

   Sotto questo profilo questa operazione non è interpretativa e non è strumentale in alcuna direzione. Rievocazione come questa precedono ogni analisi. La storia è innanzitutto ciò che accade segnando i soggetti, coinvolgendoli con fatti non necessariamente legati all’esperienza soggettiva di cronaca, quale che sia la percezione orientativa che se ne ha. Poi può essere, oltre che racconto, un commento illustrativo e la dimostrazione di una tesi.

   Ma Pino Pecchia è dentro, non fuori l’avvenimento, nell’anima di quella giornata con tutti gli elementi di cui dispone, seguendo quegli attimi ai quali raccomanda di non essere frettolosi perché lì possa fermare all’attenzione della memoria e della venerazione.

 

                                                                  Padre  Giuseppe Comparelli p.

 

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da LATINA OGGI

 

«E venne il Papa», il libro

 Presentazione del lavoro di Pino Pecchia

 

«E VENNE il Papa ...!». E' il titolo dell'ultimo lavoro dello storico di Itri, Pino Pecchia. La presentazione del libro si terrà domani sera alle

16.30 nell'aula consiliare del Comune di Itri. Si tratta di uno studio su quello che fu chiamato «Il giorno di Gaeta», il 25 giugno 1989, e cioè la visita di Giovanni Paolo II al Santuario. Lo scrittore nella sua opera intreccia con partecipazione compiacente ricordi personali e dati passati alla storia locale. «Egli procede col criterio delle ‘visite parallele’, accostando a quella di Giovanni Paolo II la visita di Pio IX nel 1849 - si legge nella prefazione di Padre Giuseppe Comparelli -. Le pagine insistono sui moventi mariani per i due papi, sebbene in uno sfondo diverso. Ovviamente è quello del 25 giugno 1989 la narrazione più palpitante: una rievocazione che cerca di stare il più possibile vicino alla cronaca, anche minima, di quella giornata e, al tempo stesso, di volerne rivivere l'anima emotiva, a distanza di diciotto anni. Nel corso della sua scrittura Pino Pecchia si richiama a eventi storici, a significati religiosi, poi a problemi organizzativi ed ogni altro aspetto di quella intensa esperienza per proporla al lettore. Per chi fu sul posto le fotografie restituiscono le emozioni, chi, invece, legge per sola informazione le foto documentano la partecipazione esaltante di volti tesi al sorriso o rigati da lacrime. Anche le personalità che vennero sul posto, ed erano nei titoli nazionali di quegli anni, come Andreotti, Poletti ecc. attendevano parlando con chi capitava. Anche se per loro quell'atmosfera era ripetitiva si sentivano travolti dall'ansia dei presenti. E poi finalmente l'arrivo del Papa, le sue parole, i suoi passi, il suo contatto con tutti, particolarmente con gli infermi».


 

 

 

da La GAZZETTA DEGLI AURUNCI del novembre 2007

 

 

 

 

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23 Ottobre 2007

Redazione ParvapoliS

Itri. E venne il Papa. Pino Pecchia: «Il mio ultimo libro, metà ricerca storica, fedele ed accurata, metà autobiografia appassionata...»

 


 
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Pino Pecchia, storico e scrittore del sud pontino. Il suo lavoro comincia molti anni fa con il libro “Tra sacro e profano in terra d’Itri”, e continua con le opere “I sardi a Itri” e “Il colonnello Michele Pezza (frà Diavolo) protagonista dell’insorgenza in Ciociaria e Terra di lavoro”. Oggi, è la volta di “E venne il Papa” una vera e propria cronaca del giorno in cui, Giovanni Paolo II, visitò il Santuario della Civita di Itri. «Effettivamente, può considerarsi una cronaca vissuta, in parte autobiografica, in parte, volta ad una ricerca storica che crea un parallelo tra la venuta di Pio IX, nel lontano 1849 e Giovanni Paolo II, in visita al Santuario per incontrare i circa 600 ammalati presenti. Nel libro utilizzo molti dei miei ricordi, sono stato per 31 anni dirigente presso il comune di Itri, e quando venne il Papa, ho coordinato numerose azioni per la riuscita dell’evento, un evento storico, come quello di Pio IX. Ho vissuto prima, durante e dopo, tutto ciò che è connesso a questa visita e ne ho fatto delle memorie. Ho voluto fare un omaggio alle nuove generazioni, un momento particolare, di un personaggio ancora vivo nel nostro pensiero. Ho voluto trasmettere i miei sentimenti, e quelli delle persone raccolte al santuario. Un Santuario importante per il Mezzogiorno d’Italia che ha visto passare numerosi Papi, che ne hanno fatto la storia». Un libro, che come lo stesso Pecchia ci suggerisce, presenta alla fine un vero e proprio archivio fotografico che ci mostra i momenti salienti della visita del Santo Padre… «Il libro si può suddividere in tre parti, la prima è tematica e ci descrive dall’arrivo alla partenza di Papa Wojtyla. Seguono poi gli eventi più importanti e celebrativi: il 1491, quando venne il Cardinale Orsi, il giubileo del 2000, quando la Civita fu scelta come sede per le indulgenze ai fedeli e ai pellegrini che vi si recavano, per non dimenticare, nel 1977, la celebrazione del Bicentenario della prima incoronazione, con una settimana di festeggiamenti. Un omaggio al Papa insomma, per ringraziarlo della visita a Itri». Una passione per una città, quella di Pino Pecchia. Passione evidente in tutti i suoi scritti che hanno come attore principale proprio Itri. «Sono molto legato a questo comune. Tutto quello che vi è avvenuto, dalle origini, ai giorni nostri, è stato da me riesumato dagli archivi, dalla polvere, dall’oblio. Notizie di cui si parlava sotto voce, come la venuta dei sardi, avvenimento drammatico per Itri accaduto 100 anni fa. La costruzione della direttissima Roma – Napoli aveva portato circa 3000 operai sardi e di altre regioni in città. Da qui la nascita di alcune incomprensioni, dovute prima di tutto alle condizioni di vita precarie. I sardi vivevano spesso in baracche malsane e decadenti. Un fermento interno che è poi sfociato in rivolta. Un dramma che ancora oggi i sardi portano dentro». Un libro quindi, che sicuramente ci avvicina un po’ ad un Papa che così tanto è stato amato. Un Papa che è riuscito a radunare intorno a sé milioni di persone, un Papa considerato, un grande comunicatore. 


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LAPORTELLA.NET Salotto Culturale Fondano

E venne il Papa ... !

 

Il 16 ottobre 2007, alle ore 16,30, presso l'aula consiliare del Comune di Itri è stato presentato il libro di Pino Pecchia:  - da Pio IX a Giovanni Paolo II. Il volume inizia con il saluto bene augurante di Mons. Pier Luigi Mazzoni, Arcivescovo Emerito dell’Arcidiocesi di Gaeta, del Presidente della Provincia Armando Cusani e del Sindaco di Itri Giovanni Agresti. Questi ha salutato il numeroso è composito pubblico presente in sala, e, dopo aver espresso all’autore gli apprezzamenti personali e dell’Amministrazione comunale per il quarto volume dedicato a Itri, ha comunicato ai presenti, che sottoporrà quanto prima alla massima assise comunale, il conferimento della Cittadinanza Onoraria a Pino Pecchia, motivandola. La Prefazione al libro è stata curata da don Luigi Mancini, parroco di S. Pietro in Fondi; l’Introduzione alla lettura è di p. Giuseppe Comparelli, scrittore e Teologo passionista. Il libro è la rievocazione della storica venuta di Papa Wojtyla sul Santuario della Madonna della Civita di Itri. Durante i lavori l’autore ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a trasferire sulla carta le emozioni che provò e quelle che riuscì a cogliere sui volti delle  persone accorse sul santuario quel 25 giugno del 1989. Oltre alla cronaca, narrata in forma autobiografica, il volume presenta una serie di schede, in nota, di carattere storico che ricordano i momenti e i personaggi più significativi legati al millenario Santuario della Madonna della Civita. Chiude il libro un’ampia rassegna fotografica a colori della visita papale e degli eventi più significativi celebrati al Santuario della Civita.

 

 

LA  VISITA  DI  GIOVANNI  PAOLO  II

AL  SANTUARIO  MADONNA  DELLA  CIVITA  IN  ITRI

NEL  LIBRO-DOCUMENTO  DI  PINO  PECCHIA

 

di Luigi Muccitelli*

 

  

   ITRI (LT) Italia, 16 ottobre del 2007, alle ore 16,30, nella sala consiliare del comune di Itri, è stato presentato il libro-documento “E venne il Papa … !” di Pino Pecchia. A presentarlo: il Sindaco Giovanni Agresti, il Delegato ai Beni Culturali Paolo Stamegna, don Luigi Mancini parroco dell’ex cattedrale di S. Pietro Apostolo in Fondi, i Padri Passionisti Giuseppe Comparelli, scrittore, (Superiore della Provincia dell’Addolorata nel 1989) e padre Giuseppe Polselli (all’epoca Rettore del Santuario Madonna della Civita), personalità della politica, della cultura, della magistratura, del giornalismo e un folto pubblico di entusiasti cittadini.

     Il moderatore Gaetano Orticelli, presentando l’autore Pino Pecchia, ha iniziato salutando tutti i convenuti alla manifestazione rievocativa dell’importante visita del compianto Santo Padre che ormai fa parte della storia di Itri. Il Sindaco Giovanni Agresti, durante il saluto agli intervenuti, ha annunciato la concessione della Cittadinanza Onoraria a Pino Pecchia, ormai considerato storico di Itri, per  aver già pubblicato altri importanti libri a carattere storico-documentario. Ha preso la parola don Luigi Mancini, anche lui originario di Itri, che nel 1989 era addetto alle comunicazioni nell’ambito dell’apparato organizzativo della Diocesi di Gaeta. Ha messo in risalto la meticolosità con cui, insieme all’Arcivescovo di Gaeta, Mons. Farano, fu predisposto l’itinerario che avrebbe percorso il Pontefice, studiato con l’assistenza tecnica dei Servizi Segreti, per garantirne l’incolumità. Padre Giuseppe Comparelli, autore dell’introduzione al libro, con un linguaggio forbito ha rilevato l’importanza dell’evento, soffermandosi a spiegare la storia antropologica del Santuario, di cui Padre Giuseppe Polselli è stato Rettore e fervido protagonista quel giorno 25 giugno del 1989, quando Giovanni Paolo II s’inginocchiò umile all’altare della Madonna della Civita, attorniato dai religiosi e collaboratori del santuario.

     “E venne il Papa … !” Così, intitolato dall’autore, un’opera documentaria, con evidente emozione, avendo lui stesso svolto un ruolo importante nella fase organizzativa a Itri. Don Mancini ha raccontato anche della discreta ma necessaria presenza, delle navi della Marina Militare Italiana ancorate nel golfo, così come tutto l’apparato delle forze dell’ordine e di agenti segreti dislocati lungo l’itinerario papale.  

     “E venne il Papa … !” Parafrasando questo titolo, per stimolo poetico, va aggiunto: “E il Papa arrivò dal cielo!…”  Perché il Santo Padre arrivò con un elicottero dell’Aeronautica Militare, atterrando sul piazzale in località Fellino ai piedi del Monte Civita che domina sulla città di Itri e lo splendido scenario degli Appennini, Ausoni e Aurunci, fino al mar Tirreno; dal Circeo a Gaeta ed oltre l’orizzonte della baia di Napoli. Volendo fare un confronto tra le due visite papali, e considerato i tempi, Papa Pio IX il 10 febbraio 1849 arrivò sul Monte Civita a cavallo. Fuggiasco da Roma, dopo aver affrontato un lungo e pericoloso viaggio attraverso l’antica “Via Appia”, arrivando a Gaeta e tempo dopo salì al Santuario della Madonna della Civita in Itri, unitamente a Re Ferdinando, del quale era ospite, con il seguito reale.

     Due date, due momenti distinti, due storie differenti però molto significative e importanti, ascritte nella Storia di Itri. Nel 1849, Papa Pio IX  si era rifugiato a Gaeta, perseguitato dalla fobia rivoluzionaria della repubblica romana, costretto alla fuga per ripararsi dalle minacce di morte,  poté inginocchiarsi davanti la Vergine della Civita, sfidando la fatica e i pericoli; Papa Giovanni Paolo II, nel 1989 già scampato alla follia assassina, poté onorare il Santuario tra una folla festosa, portando il suo messaggio di speranza e di fede agli infermi, predicando pace e amore.

     Itri, un’antica città collinare, situata a metà tragitto tra Roma e Napoli, a cavallo sulla Via Appia, passaggio obbligato, l’unico esistente nell’epoca imperiale romana, per cui ha segnato date importanti nella sua storia. Storia legata alla tragica morte del Cardinale Ippolito de’ Medici  avvelenato nel 1535 nel Convento di S. Francesco. Così come nel 1378, fu attraversata dagli scismatici al seguito dell’antipapa Clemente VII che fu incoronato nella cattedrale di S. Pietro in Fondi, in spregio del Papa Urbano VI. Andando a ritroso nella storia della chiesa, negli anni 166–75 d.C. poté partecipare al gaudio per avere al Vaticano il conterraneo Papa Sotero originario di Fondi.

     E di questo millenario cammino del Santuario mariano della Civita, lo scrittore Pino Pecchia, nella sua qualità di uomo di fede, nel suo volume-documento sulla storica Visita Pastorale di Giovanni Paolo II all’Arcidiocesi di Gaeta, diviene anche protagonista fervente e puntiglioso, riuscendo a offrire una documentazione preziosa della visita ai malati riuniti al Santuario della Madonna della Civita in Itri.   Questa sua opera, come le altre ascritte nella sua biografia di storico, è una fonte fresca che può appagare la sete di conoscenze di quanti hanno amato il Papa-Operaio che nel corso della sua tormentata vita terrena, ha viaggiato intorno al mondo, portando ovunque la sua parola d’amore, di fede e di speranza. Appunto, Papa Giovanni Paolo II, nella cui biografia s’inserisce questo capitolo, che Pino Pecchia narra con un linguaggio chiaro e incisivo, fissando le stupende immagini che vivificheranno nei secoli i momenti salienti della Storia di Itri.

                                                       

*Direttore de: Lo Spazio International Art & Literature Magazine

 

 

 

 

 

RISTAMPA

 

PREMESSA

Sette anni fa, alla prima edizione di queste pagine, non si sarebbe pensato a sviluppi e motivi tali da consigliare una riedizione. A venticinque anni di distanza dall’evento che ci coinvolse profondamente, molti dei personaggi che ne ebbero parte notevole, all’ombra di quel grande Pontefice, non sono più tra noi. Ma lui, Giovanni Paolo II è rimasto nei ricordi, nelle foto, nei racconti… trattenuto per sempre. L’Arcivescovo Farano, il card. Poletti, il Ministro Andreotti, il sindaco Pasquale Ciccone, P. Renato Santilli e tanti altri che animarono quell’abbraccio col Papa vivono ad altra sponda, al punto che la documentazione fotografica ha già sapore d’archivio storico.

Persone e cronache torneranno a vivere in queste pagine che seguono, ma solo quel Papa vi tornerà da Santo. Non sarò io, suo umile ammiratore, a giustificare la sua grandezza, ma questo saggio che ho voluto dedicargli ha colto un po’ del suo bagliore in quella memoranda mattina di venticinque anni fa al Santuario della Civita. La sua canonizzazione ed altre pressioni mi hanno spinto a riportarlo in tipografia, soprattutto una motivazione umanitaria: aiutare la comunità terapeutica di padre Domenico De Rosa che si batte contro la spirale in cui cadono i nostri giovani. Un’opera di bene è sempre un argine al male, e il bene parte anch’esso dall’informazione: diffondere il messaggio di chi porta speranza e sollecitare la cooperazione degli animi sensibili contro l’indifferenza che è il germe dell’egoismo.

Possa, ancora una volta, questo libro suscitare quel senso di venerazione che lega le nostre popolazioni al Santuario della Civita, oltre quell’affetto al santo Pontefice Giovanni Paolo II che ha arricchito e nobilitato la galleria dei santi che sono saliti, pellegrini tra pellegrini, alla montagna di Itri.

                                                                               L’AUTORE

 

 

 

 RINGRAZIAMENTI

L’autore esprime gratitudine ai titolari della tipografia CORE Print System di Fondi che, venuti a conoscenza delle finalità umanitarie legate alla ristampa del volume, in occasione del 25° anniversario della venuta di San Giovanni Paolo II al santuario di Maria SS. ma della Civita di Itri, per incontrare gli ammalati dell’Arcidiocesi di Gaeta, hanno contribuito in modo determinante alla realizzazione del volume, chiedendo l’onere delle sole spese di stampa.

Un sentito ringraziamento per i contributi ricevuti va alla Banca Popolare di Fondi, e allo studio De Santis di Itri.

In occasione della ricorrenza della venuta di Papa Woytila il sindaco di Itri Giuseppe De Santis ha dato incarico allo scultore Stefano Visco, perché realizzasse una targa commemorativa, per ricordare la venuta del Santo Padre in territorio itrano, targa che sarà posta in un largo a lui dedicato. L’opera è stata offerta dall’artista in segno di omaggio alla comunità di Itri che, secondo antichi riferimenti storici, avrebbe dato vita intorno all’anno mille al primo nucleo abitativo di San Donato Val di Comino, suo paese natale.

L’opera (cm. 45x36,5) è stata realizzata tutta a punta di scalpello. La targa è in marmo di Carrara. Per la formella, con l’immagine di San Giovanni Paolo II, è stata usata la pietra di San Donato Val di Comino.

 

PREFAZIONE

 

L’attuale lavoro Pino Pecchia, a circa venti anni dalla visita pastorale di Giovanni Paolo II all’Arcidiocesi di Gaeta e dal pellegrinaggio al Santuario della Civita, rievoca l’avvenimento, ridona voce alle persone coprotagoniste dell’evento e mette in evidenza un segmento di storia contemporanea dato che il viaggio apostolico di Papa Wojtyla in terra pontina è connesso alla storia della Chiesa in Italia, alla dimensione religiosa ed antropologica della nostra società.

   Pecchia, modestamente, parla di “microstoria da conservare e tramandare” perché a pieno titolo l’evento che rievoca “è storia della nostra terra, storia del santuario” . E giustamente.

    La visita del papa alla Civita fu un evento straordinario per il Santuario e per la comunità diocesana ed itrana. Resta una data memorabile non solo nella storia della città di Itri, ma nella vicenda umana e pastorale dello stesso Papa Wojtyla. Resta un tassello nel pontificato di Giovanni Paolo II, grande devoto della Madonna, pontefice eccelso anche per il suo magistero mariano.

   Pino Pecchia, storico per indole e per impegno civile, attento testimone della storia itrana, nelle sue opere ha saputo egregiamente coniugare la ricerca di documenti negli archivi con la valorizzazione sociale e antropologica di fatti ed avvenimenti che assumono un significato umano e religioso, se considerati con l’attenzione soprannaturale che va oltre la cronaca. In questo lavoro collega il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II al pellegrinaggio di Pio IX, avvenuto qualche secolo addietro ed incastona, come perle preziose, i due fatti, nella storia millenaria del Santuario.

   Il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II alla Civita, nel “giorno di Gaeta”, fu sorprendente per la sua originalità e la sua efficacia, riempì di gioia la comunità itrana, l’intera chiesa in Gaeta ed incoraggiò i Padri Passionisti a perseverare nel loro ministero pastorale per rendere il culto alla Madonna ed il servizio alle anime che accorrono ai piedi della Civita. Al Santuario, infatti, ascendono abitualmente sacerdoti e laici da zone anche lontane per rivolgere alla Madre del Signore l’accorata e supplice preghiera. Non solo Itri e dai centri del sud-pontino, ma dal casertano, dal frusinate e dal sorano i fedeli vengono a “trovare” la Madonna come singoli pellegrini, a gruppi parrocchiali, nei giorni feriali ed accorrono in numero straordinario nei momenti d’intensa vita religiosa, nella celebrazione della Civita, il 21 luglio di ogni anno e nelle altre memorie liturgiche della Madonna.

   La Civita è luogo per tutti: per politici, uomini d’affari, artisti, letterati ed operai, per gruppi di persone di tutte le età, ragazzi, giovani ed anziani, per gli ammalati e per tanti di cui non sapremo mai il nome. Da secoli ininterrottamente è un particolare luogo privilegiato dove si va a cercare conforto interiore e si trova la forza di andare avanti, dove nella preghiera, alle proprie angosce, si riceve speranza, dove, nel raccoglimento profondo, davanti alla icona di Maria dagli occhi grandi, si ascolta quella suadente voce interiore che incoraggia e da forza.

   Faro di fede, il Santuario, nella sua storia millenaria, ha irradiato ed irradia la devozione alla Madonna presso la popolazione itrana, presso i fedeli dell’Arcidiocesi di Gaeta e resta un riferimento religioso sicuro, un approdo che appaga il cuore e dona speranza per la vita.

   Al navigante che solca il mare dalle foci del Garigliano al Circeo, alle isole pontine, al viaggiatore che transita per l’Appia da Monte S. Biagio a Formia, agli agricoltori ed ai lavoratori dei campi che operano nella piana di Fondi, il bianco Santuario appare nella sua singolare posizione geografica a ricordare che la Madonna veglia dall’alto i suoi figli. Nelle nebbiose giornate invernali e negli assolati giorni estivi il Santuario si scorge come evidente segno bianco in un immenso verde. Sembra un eccezionale monumento che soddisfa l’occhio del viaggiatore ed appaga il cuore del fedele. Soprattutto al “trono di Maria” converge l’affetto e la devozione delle popolazioni circostanti. E chi raggiunge quella ridente posizione sul colle”Civita” si trova in un posto tanto bello, di grande respiro spirituale e si inebria d’immenso nel contemplare uno straordinario paesaggio dalla mole azzurra del Circeo alla catena degli Aurunci che inglobano in un anfiteatro il lago e la pianura di Fondi, il mare di Gaeta e tutta la fascia costiera del Tirreno.

   Basta visitare la “galleria” degli ex voti oppure scorrere le pagine del “Bollettino” per scoprire tracce di un incessante itinerario di conversioni con innumerevoli segni della filiale devozione che i fedeli dedicano alla Madonna.

   Pino Pecchia, nel riportare l’attenzione sul pellegrinaggio di Giovanni Paolo II ha voluto ascoltare Padre Santilli e Padre Comparelli che all’epoca furono esponenti della Comunità dei Passionisti che con il Rev.do Padre Generale accolsero il Pontefice. Ha chiesto ai due Reverendi Passionisti ricordi, impressioni e curiosità dell’avvenimento ed ha colto l’occasione per riproporci tratti del magistero di Papa Wojtyla con l’esempio mirabile offertoci dal Pontefice nel ministero della sofferenza.

   Completano il lavoro discorsi ufficiali. Il saluto del Sindaco di Itri, Avv. Pasquale Ciccone, il saluto del Prof. Antonio D’Aprano, a nome degli ammalati, la calda ed amorevole parola del Papa e la lettera del rettore P. Giuseppe Polselli.

   A distanza di circa venti anni dai fatti narrati, molti testimoni di quell’evento non sono più tra noi, ormai in cielo contemplano la bellezza di Maria e la supplicano per noi [1]. Altri avranno la gioia di rivivere quel momento di storia vissuto con entusiasmo. Pecchia si trovò al Santuario tra i pellegrini quel memorabile 25 giugno del 1989. Il suo cuore fu segnato da quello straordinario incontro. La sua persona fu conquistata da quel clima di emozioni che difficilmente si scolorisce nel suo animo. Il libro, tra cronaca e rievocazione emotiva, vuole risvegliare nei partecipanti all’evento il ricordo e soprattutto vuole porgere, quasi come atto dovuto, una testimonianza a futura memoria.

   A conclusione del libro viene riportata la cronaca del 225° Anniversario della prima incoronazione.

   Incoronare la Madonna significa rendere più preziosa la sacra immagine e restituirle l’antica regalità con cui è stata venerata dai nostri avi, ma soprattutto significa scegliere Maria come Regina della nostra vita di fede.

   Il popolo itrano, e non solo, è stato sempre affezionato alla “sua” Madonna. Voglia riservare una favorevole accoglienza a questo devoto omaggio di Pecchia e voglia continuare ad innalzare a Lei, la Regina che tutti esaudisce, la supplica incessante per i nostri giovani affinché sappiano apprezzare e condividere la bellezza di una fede da testimoniare con coraggio ed assiduità.

   “Città di Dio Tu sei Maria, Città rifugio sii per noi, o Regina di grazie”.  

                                                              Sac. Luigi Mancini

1] Mi piace sottolineare che Pecchia ricorda il caro P. Fausto La Montagna che tanto si adoperò nel promuovere l’incontro del Santo Padre con i pescatori del Golfo.

 

POSTFAZIONE

 

   Un nuovo studio su quello che fu chiamato”il giorno di Gaeta”, il 25 giugno 1989, e cioè quella visita indimenticabile di Giovanni Paolo II al Santuario. Pino Pecchia ebbe un compito fondamentale per la parte dei programmi civitani di quella giornata, essendone il coordinatore per conto del Comune di Itri. Pino non è nuovo a cimenti di questo genere, avendo pubblicato altri studi storici, ma qui ha l’invidiabile privilegio di poter parlare spesso in prima persona. È così che intreccia con partecipazione compiacente ricordi personali e dati passati alla storia locale.

   Egli procede col criterio delle “visite parallele”(ma qui Plutarco non c’entra) accostando a quella di Giovanni Paolo II la visita di Pio IX nel 1849. Le pagine insistono sui moventi mariani per i due papi, sebbene in uno sfondo diverso. Ovviamente è quello del 25 giugno 1989 la narrazione più palpitante: una rievocazione che cerca di stare il più possibile vicino alla cronaca, anche minima, di quella giornata e, al tempo stesso, di volerne rivivere l’anima emotiva, a distanza di diciotto anni. Nel corso della sua scrittura Pino Pecchia si richiama a eventi storici, a significati religiosi, poi a problemi organizzativi ed ogni altro aspetto di quella intensa esperienza per proporla al lettore. Per chi fu sul posto le fotografie restituiscono le emozioni, chi, invece, legge per sola informazione le foto documentano la partecipazione esaltante di volti tesi al sorriso o rigati da lacrime.

   Già l’attesa sul piazzale livellava ogni aspetto e ogni discorso che non fosse il Papa. Anche le personalità che vennero sul posto, ed erano nei titoli nazionali di quegli anni, come Andreotti, Poletti ecc. attendevano parlando con chi capitava. Anche se per loro quell’atmosfera era ripetitiva si sentivano travolti dall’ansia dei presenti. E poi finalmente l’arrivo del Papa, le sue parole, i suoi passi, il suo contatto con tutti, particolarmente con gli infermi.

   Le pagine di Pino Pecchia ricostruiscono tutto un andamento singolare rispetto al filo della cronaca. Sia nel testo, sia in nota irrompono spesso nomi e vicende passate che spiegano o proseguono le informazioni del solco narrativo. L’altra connotazione di queste pagine è la prima persona di tanti verbi e cioè quella mano autobiografica che ricorda il ruolo non secondario nelle operazioni organizzative avuto da Pino per conto del Comune di Itri. Ma anche dal Santuario si puntava sulle sue capacità risolutive, talvolta in extremis.

   A diciotto anni di distanza, col ritmo con cui oggi i sentimenti metabolizzano gli avvenimenti, non facilmente riviviamo quell’orgoglio territoriale che si creò a Itri, né quella voglia di “c’ero anch’io” che prendeva chiunque fosse deputato ad una collaborazione.

   La penna di Pino non ama divagare. Maturata da un po’ di anni in discorsi prevalentemente storici, evita di indugiare su notazioni marginali con code riflessive e riempitive. Un fatto storico come quello che egli visse da vicino lo rende attento al cuore di quella giornata e ai rimandi più strettamente connessi, come per la figura di Pio IX, cui lo stesso Giovanni Paolo II si collegò nel suo discorso alla Civita. Oppure all’immagine del Santuario(cioè il quadro) centro attrattivo di tutto quello che avvenne quel giorno e che era avvenuto 140 anni prima con Pio IX e Ferdinando II. È possibile istituire confronti e analogie? Non facilmente. Pio IX venne perché fuggiasco da Roma caduta in mano, per poco tempo, a persone che credevano aiutare i romani e l’Italia con le loro ossessioni rivoluzionarie. Non piacquero ai romani che poi accolsero il ritorno di Papa Mastai con trionfali manifestazioni.

   Papa Wojtyla, invece, veniva nel segno del suo credo pastorale: incontrare il popolo e il suo consenso, meglio ancora se sotto il segno di Maria, ispirazione del suo pontificato e una forza del risorgimento cattolico che egli ha saputo suscitare e guidare.

   Accostamenti del genere potrebbero sembrare sproporzionati per una visita a un Santuario che non ha una frequentazione nazionale. Ma qui si dispiegò e si confermò quella concezione di Chiesa e di rapporto col mondo che potremmo dire “alla Wojtyla”, intrasponibile, perché le sue visite pastorali scuotevano tutta la realtà del territorio. Gli anni che seguirono all’attentato in Piazza S. Pietro marcarono il pontificato col richiamo alla Vergine un po’ più motivatamente, se ce ne fosse stato bisogno. Ma una giornata come quella di Gaeta, costituita da incontri ravvicinati con gli ammalati, con le autorità civili, col clero in cattedrale e, infine, col bagno di popolo allo stadio, era come una sintesi di quel pontificato. Giovanni Paolo II ha visto così il suo ministero-magistero nei confronti del mondo dei popoli: atterrare nel contesto reale dell’uomo, incrociare gli sguardi e sentirne il lamento, non solo l’esultanza.

   La sua storia personale e il suo concetto di Chiesa erano strutturati di coscienza, di ricordo, di determinazione per il futuro. Le grandi tragedie passate gli davano la forza fiduciosa di avviare i giovani ad altri orizzonti. Permanevano, però, delle forze che potevano ostacolare queste proiezioni, e le denunziava con energia. Oggi, forse, lo capiamo di più, perché nonostante la continuità di Benedetto XVI, quella voce, quell’accento sembra mancare perché, per anni, i giovani hanno identificato quella voce alla possibilità di un futuro migliore, a un incitamento inconfondibile.

   Alla Civita e a Gaeta tutto questo si visse in piccolo formato, in una giornata che fermò tutto intorno a lui per vedere e ascoltare. Il libro di Pino Pecchia è come il tentativo di rivedere e riascoltare; solo ciò che lascia tracce vive dentro di noi può essere ripercorso.

   Sotto questo profilo questa operazione non è interpretativa e non è strumentale in alcuna direzione. Rievocazione come questa precedono ogni analisi. La storia è innanzitutto ciò che accade segnando i soggetti, coinvolgendoli con fatti non necessariamente legati all’esperienza soggettiva di cronaca, quale che sia la percezione orientativa che se ne ha. Poi può essere, oltre che racconto, un commento illustrativo e la dimostrazione di una tesi.

   Ma Pino Pecchia è dentro, non fuori l’avvenimento, nell’anima di quella giornata con tutti gli elementi di cui dispone, seguendo quegli attimi ai quali raccomanda di non essere frettolosi perché lì possa fermare all’attenzione della memoria e della venerazione.

                                                                  Padre  Giuseppe Comparelli p.

 

 

 

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