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LE MONETE ANTICHE DI ITRI

Dal Santuario pagano e da monte Faggeto

di Gianpaolo Ciccarelli

 

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   Gianpaolo Ciccarelli nasce nel 1952 a Itri, città verso cui ha sempre nutrito un amore viscerale che traspare in pieno nella lingua dialettale della sua prima opera La Pichë e gliu Ruàzzë e altre storie classificata tra i finalisti nazionali nella Sezione Prosa Inedita della Terza Edizione “Salva la tua lingua locale” organizzata dall’UNPLI (Unione nazionale Pro Loco d’Italia) - Roma 2016.

   La sua passione civica e sociale si è tradotta anche in impegno politico protrattosi per oltre venti anni ricoprendo più volte la carica di assessore e di vice-Sindaco del Comune di Itri. Pur avendo una formazione scientifica, chimico industriale capo-tecnico con laurea magistrale in scienze delle professioni sanitarie tecnico diagnostiche, ha costantemente privilegiato la ricerca e lo studio della storia del suo territorio impegnandosi per la sua valorizzazione. In particolare si è interessato ai vari aspetti della numismatica come scienza storica, artistica ed economica. Dal 2016 è nel direttivo dell’Associazione Archeologica Ytri come socio fondatore.

 

 

 

 

Ringraziamenti dell’autore

    La realizzazione di questo volume è il frutto di una straordinaria avventura iniziata nel 2016 con la fondazione dell’Associazione Archeologica Ytri. Grazie alla volontà e alla perseveranza nell’azione di alcuni soci è stata portata alla luce una pagina storica di importanza fondamentale per la comunità itrana, legata alle vestigia del santuario pagano in località S. Cristoforo.

    La datazione del sito è stata possibile con il rinvenimento di importanti epigrafi, tra cui un cippo con dedica alla dea Fortuna con ben otto linee d’iscrizione, e, soprattutto, attraverso le monete ritrovate, che coprono un lungo arco di tempo, che va dalla fine del IV a.C. al I secolo d.C. e indicano che per almeno cinque secoli i nostri antenati sono vissuti su questa magnifica rocca, dove lo sguardo spazia dai monti Aurunci al golfo di Gaeta fino alle isole Pontine.

    Il testo ha il fine di voler rendere fruibile a un pubblico più vasto la storia di un territorio frequentato già in epoca pre-romana e contribuire a divulgare un patrimonio culturale e archeologico di notevole interesse, che apre a nuove prospettive turistiche, con importanti ricadute anche dal punto di vista economico per la nostra amata cittadina, che consentirà, con una efficace promozione delle Istituzioni e il coinvolgimento di giovani, un’ampia valorizzazione di Itri e dell’intera area aurunca.

    Nel licenziare il volume, desidero ringraziare la Presidente dell’Associazione dott. Rosa Corretti per i mirabili risultati raggiunti con la sua direzione, il vice-Presidente dott. Luigi Stamegna per il suo continuo interessamento nella ricerca di fondi, ottenuti grazie a importanti finanziamenti della BCC (Banca di Credito Cooperativo) che hanno permesso e sostenuto l’attività dell’Associazione in questi anni e reso possibile la stampa di questo lavoro. Ringrazio altresì la dott. Marisa de’ Spagnolis per i preziosi suggerimenti alla stesura del testo e per l’ apporto scientifico dato in questi cinque anni all’Associazione, Paolo Manzi per la proficua collaborazione, il dott. Fabio Maggiacomo e l’amico Gerardo Masone per aver contribuito alla classificazione del primo nucleo di monete rinvenute.

    Ringrazio, infine, il Sindaco avv. Antonio Fargiorgio, il consigliere comunale Silverio Sinapi per l’attenzione e la vicinanza dimostrata alle esigenze dell’Associazione e l’amico Pino Pecchia per la preziosissima collaborazione.

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Ringraziamenti all’autore e alla BCC

Sinergia tra cultura ed economia

 

    Il mio personale ringraziamento al dott. Gianpaolo Ciccarelli autore di questo lavoro sulle monete rinvenute nel santuario pagano, in località San Cristoforo, che contribuisce a far luce sulla sua  storia millenaria.

   La pubblicazione  del volume è stata possibile grazie alla BCC-Cassa Rurale e Artigiana dell’Agro Pontino, che arricchisce sempre più la sua mission con la valorizzazione delle attività sociali ed individuali dei cittadini, costituendo un esempio di integrazione economica, finanziaria e culturale delle aree in cui opera, distinguendosi dall’intero contesto dell’offerta bancaria sul territorio.

    Nello specifico la BCC si è fatta promotrice della conoscenza e della divulgazione del patrimonio storico di Itri sostenendo l’attività di ricerca dell’Associazione Archeologica Ytri, che ha consentito di far riaffiorare da un antico sito i reperti e, con essi, la memoria dei popoli che lo hanno attraversato e vissuto.

    Si ringrazia, pertanto, la Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino e in particolare il direttore della filiale di Itri Dario Cerullo per l’elevata sensibilità dimostrata e il sostegno a questa iniziativa che genera un sodalizio concreto con l’intera comunità e favorisce la diffusione e la condivisione della consapevolezza di un contesto storico e archeologico di grande interesse.

 

                                                             Luigi Stamegna

Vice Presidente dell’Associazione Archeologica Ytri

 

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    La Cassa Rurale ed Artigiana dell’Agro Pontino è la banca della comunità locale, che opera nel territorio e a servizio del territorio. Questo è il significato del nostro essere Banca di Credito Cooperativo.

    La mutualità e la solidarietà sono le prerogative della nostra Cooperativa, che pone la sua primaria attenzione nei confronti della comunità nella quale si trova ad operare, anche attraverso il sostegno di iniziative finalizzate a valorizzarne i rapporti umani.

    La convinzione che il radicamento nel territorio debba sempre vederci impegnati nel supporto delle iniziative di promozione culturale e territoriale, ha fatto sì che il nostro istituto di credito abbia ritenuto importante assumere l’impegno di contribuire a pubblicare il presente volume.

    Il nostro obiettivo è infatti quello di aiutare la comunità locale a mantenere viva la propria memoria storica, le proprie tradizioni, favorendo al contempo l’integrazione delle genti dell’Agro Pontino, dando, in questo caso, ulteriore lustro ad una località tanto importante dal punto di vista storico e culturale quale il territorio di Itri.

 

 

 

 

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Prefazione

    Il presente volume costituisce un prezioso contributo alla conoscenza storica e archeologica della città di Itri e arricchisce la scoperta del santuario pagano in località S. Cristoforo, già oggetto di pubblicazione nel 2019, con le monete rinvenute che attestano l’importanza religiosa ed economica del sito dal IV secolo a.C. fino al I secolo d.C..

    Il testo fa luce su un contesto storico di Itri finora poco noto per mancanza di fonti e di reperti e unisce all’aspetto ampiamente divulgativo un carattere scientifico con numerose fonti bibliografiche.

    E’ merito dell’autore, dott. Gianpaolo Ciccarelli, socio fondatore della Associazione Archeologica Ytri, aver effettuato, con studi e confronti sui principali cataloghi numismatici, la classificazione e l’individuazione delle zecche di produzione descrivendo con grande attenzione i periodi storici delle emissioni monetarie.

    A lui, al vice-presidente dott. Luigi Stamegna e agli altri soci dott. Fabio Maggiacomo, Paolo Manzi e alla dott. Marisa de’ Spagnolis, direttrice scientifica dell’Associazione, va la più profonda gratitudine per il lavoro comune svolto nella valorizzazione del sito archeologico, operando ciascuno con le proprie risorse e con notevoli capacità organizzative. L’ impegno costante profuso in cinque anni ha reso fruibile l’intera area integrandola nei percorsi storici, paesaggistici e sportivi, divulgandola con progetti didattico-scolastici locali e contribuendo alla diffusione della conoscenza di questo importante sito.

    Si ringrazia, altresì, il dott. Francesco Di Mario, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti, il dott. Giorgio De Marchis direttore del Parco Naturale dei Monti Aurunci e il Sindaco del Comune di Itri, avv. Antonio Fargiorgio per la piena disponibilità. La sinergia tra le Istituzioni e l’Associazione si è rivelata efficace per la ricerca di testimonianze archeologiche e sarà determinante in futuro per la realizzazione di progetti interdisciplinari che promuovano a pieno il nostro territorio.

                                              Presidente dell’Associazione Archeologica Ytri

                                                                         Rosa Corretti

 

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Marisa de’ Spagnolis

Introduzione riepilogativa

   

   Le monete rinvenute nell’area del santuario pagano a Itri, in località San Cristoforo, costituiscono un nucleo di eccezionale interesse. Esse offrono una significativa documentazione relativa alla frequentazione del sito e alla circolazione monetaria del santuario, durante le sue diverse fasi di vita. In assenza di altre fonti offrono testimonianze assai rilevanti per l’economia del luogo di culto1.

Le monete, infatti, costituiscono non solo uno strumento economico, ma grazie alle raffigurazioni, anche uno strumento per avere preziose notizie sulla cronologia, sulla storia politica, sulla propaganda decisa dall’autorità emittente e sulla struttura economica di un particolare periodo.

Il quadro cronologico che parte dalla fine del IV secolo a.C. fino al primo trentennio del III secolo a. C. consiste prevalentemente in circolazione della moneta di Neapolis controllata direttamente da Roma; dalla seconda metà del III secolo a.C. diventa comune e predominante quella romana.

    Prevedendo la possibilità che future indagini possano modificare i dati finora raccolti basati sul numero di monete disponibili, complessivamente cinquantuno, e in considerazione del loro rinvenimento in una complicata situazione stratigrafica a causa di smottamenti o lavorazioni dei terreni, si può affermare che le monete più antiche risalgono alla fine del IV secolo a.C..

    La frequentazione del sito è documentata fino al VI secolo d.C., solo sporadicamente è affiorato materiale da riferire ai secoli successivi, da mettere in relazione con la via Appia piuttosto che a una sopravvivenza di forme di culto organizzato nel santuario come attestano alcune monete molto tarde quali un denaro (Fig. 49) di Giovanna I d’Angiò (1343-1347), un 2 cavalli di Filippo II (Fig. 50) (1554-1598); 15 grana di Filippo III di Spagna (Fig. 51) (1598-1621).

    Senza dubbio appare del più grande interesse per la storia del territorio di Itri soprattutto la documentazione numismatica di fine IV secolo a.C. che permette di far risalire a questa data la fase più antica del santuario.

    Della zecca di Neapolis sono presenti un obolo d’argento con Ercole e il leone Nemeo (Fig. 1) (330-310 a.C.), tre trioboli (Figg. 2,3,4), inquadrabili cronologicamente alla fine del IV secolo a.C. (310-300 a.C.), tre bronzi (Figg. 6,7,8).

    Della zecca di Phistelia sono presenti otto oboli d’argento, le cui presenze rivestono una eccezionale significazione. Phistelia era una antica città della Campania di incerta collocazione geografica e gli oboli sono databili tra il 320-300 a.C.2. Di questi, quattro presentano sul recto una testa maschile di prospetto senza collo, senza barba e con corti capelli, mentre sul retro è un delfino, un chicco d’orzo e un mitilo con iscrizione retrograda in lingua osca EtruscanS-02.svgEtruscanI-01.svgGreek Upsilon V-shaped.svgEtruscanL-01.svgEtruscanT-01.svgEtruscanS-02.svgEtruscanI-01.svgEtruscanF-02.svg (Figg. 9,10,11,12).

    Gli altri quattro oboli (Figg. 13,14,15,) presentano sul recto una testa femminile, di fronte, volta leggermente a sinistra, con lunghe chiome divise in ciocche sparse intorno al viso e con collana, ritenuta una ninfa o, più recentemente, la raffigurazione della dea Mefite, divinità dei Sanniti. Sul retro è una chimera (o leone) stante a sinistra con la zampa anteriore sollevata, stella sopra e serpente attorcigliato in esergo2.

    Gli oboli di Phistelia sono poco frequenti in Campania e si rinvengono di preferenza nelle contrade sannitiche. Un obolo è stato rinvenuto a Fregellae e in luoghi vicini a questa città come Aquino e Casalvieri3 (Fig. A). Altri due oboli sono stati rinvenuti nel sito di Mercandreola (Ciampino-RM)4. Spesso le monete di Phistelia si rinvengono insieme a oboli di Allifae5.

    Il ritrovamento di queste monete a Itri, sito a pochi chilometri dal golfo di Gaeta, costituisce un dato eccezionale ed è da mettere, con grande probabilità, in relazione con i territori dell’interno di area sannitica, grazie ai traffici di transumanza legati a un asse viario tra l’Abruzzo e la costa tirrenica .

    L’attuale strada della Valle del Liri che collega Avezzano a Itri ricalca con grande probabilità un percorso antico. Non è senza significato che a Sulmona vicino Avezzano vi sia un imponente santuario dedicato a Ercole e che alla fine della strada, a Itri, ne sia presente un altro importante che ha con esso diversi elementi di raffronto.

   Le monete di Phistelia rappresentano un numerale caratteristico delle popolazioni del Sannio e della Campania. Esse non ebbero una lunga durata e questo dato sembra il riflesso dell’alleanza anti-romana tra Sanniti, Taranto e Napoli prima del foedus aequum (o foedus Neapolitanum), stipulato nel 326 a.C., in seguito al quale Neapolis venne ad assumere un ruolo privilegiato di interlocutore di Roma e di tramite con l’ambiente greco dell’Italia meridionale.

    L’obolo d’argento di Allifae (Fig. 16), città campana nella valle del Volturno identificata con Piedimonte d’Alife importante nodo stradale, presenta al dritto una testa giovanile con corona d’alloro circondata da delfini e al rovescio il mostro Scilla con due teste di cane sugli omeri e lunga coda di ippocampo che reca in mano un polipo, in basso un mitilo e a sinistra la scritta osca AΛΛIBANON. L’obolo è databile al 320-300 a.C.5.

    Secondo la Cantilena6 gli oboli di Allifae e di Phistelia circolarono nelle aree interne e ne sono stati rinvenuti tanti nella necropoli di Piedimonte di Alife, nelle stipi votive di Teano e della Valle d’Ansanto, nei tesoretti ritrovati a Calvi Risorta e a Campo Laurelli in contesti databili alla fine del IV secolo a.C.. Queste presenze numismatiche  assumono il carattere di sporadicità in alcuni siti santuariali sannitici come per esempio Pietrabbondante, Monte Vairano, Campochiaro e Carsoli7.

    Le monete di Phistelia che qui si illustrano sono in tutto otto. Sette di questi oboli sono stati già presentati8. A questi, nel 2019, si è aggiunto un altro obolo con la chimera (Fig. 8). Sono stati, pertanto, rinvenuti, complessivamente, quattro oboli con sul recto una testa maschile e sul retro un delfino, un chicco d’orzo e un mitilo con iscrizione in lingua osca e quattro con sul recto una testa femminile, ritenuta Mefite, e sul retro una chimera. Dallo stesso sito proviene anche un obolo d’argento di Allifae cosa che sembra confermare ancora una volta l’associazione di monete di Phistelia con quelle di Allifae. Questo dato permette di ipotizzare una forte frequentazione sannita della contrada itrana e forse, se altri elementi verranno a darci conforto, una occupazione del territorio da parte dei Sanniti legata alle vicende storiche della vicina Fregellae. I Romani, infatti, violando il trattato stipulato con loro nel 354 a.C., fondarono la colonia di Fregellae nel 328 a.C. sulla riva sinistra del Liri9. La reazione non si fece attendere e nel 320 a.C. i Sanniti rioccuparono la città e la tennero fino al 313 a.C..

    Nel 315 a.C. avvenne la famosa battaglia di Lautulae10 che li vide vincitori sui Romani con conseguente separazione del Lazio dalla Campania.

    Di rilevantissimo interesse la presenza di due monete greche di Argos (Figg. 18, 19). Trattasi di due esemplari di dichalkon che raffigurano al recto la testa di Hera e al retro Athena Alkis stante, incedente a sinistra brandendo lancia e scudo, inquadrabili tra il 280 ed il 260 a.C.. Si tratta di monete rare: a Pompei ne sono state rinvenute solo due.

    Nominali della stessa serie sono stati rinvenuti nella penisola sorrentina (uno a Punta Campanella e un altro nella stipe in località Privati a Stabia). Tre esemplari sono stati trovati a Morgantina, due provengono dal Tevere e sedici dal fiume Liri. La loro presenza è un probabile residuo di contatti con mercenari (derivanti dalle attività militari cui erano dedite le popolazioni campane), marinai, commercianti e anche se esse non forniscono un valore statistico assoluto, costituiscono pur sempre una documentazione di grande valenza soprattutto in assenza, finora, di altri numerali greci11.

    Alla prima metà del III secolo a.C. è riconducibile anche un obolo d’argento di Alba Fucens (280-275 a.C.) (Fig. 17), con sul recto testa della dea Atena a destra e sul retro un’aquila con le ali aperte su fulmine12, la cui presenza documenta frequentazioni anche con questa città, importante nodo stradale.

    Due bronzi sono della zecca di Suessa: uno (268 a.C.) con al recto testa elmata di Minerva e sul retro gallo e scritta SVESANO (Fig. 20) e l’altro (Fig. 21) con testa di Apollo e toro androprosopo (260-210 a.C.). E’ documentato un obolo di Teanum Sidicinum (265-240 a.C.) con sul recto testa di Apollo e sul retro toro androprosopo (Fig. 22) con pentagramma tra gli zoccoli, un bronzo di Cubulteria con sul recto testa di Apollo e sul retro toro androprosopo con scritta tra gli zoccoli (Fig. 26), anch’esso di III secolo a.C..

    Alla metà dello stesso secolo sono riconducibili tre bronzi della zecca di Cales (Figg. 24,25,26), un bronzo dei Frentani13 (Fig. 27) con sul recto testa di Mercurio con petaso alato a destra e sul retro Pegaso sovrastante un tripode. Su entrambe le facce compare la scritta retrograda osca ͰƎⱭTͶƎⱭȢ (260-240 a.C.).

    Tutte queste monete offrono un’eccezionale documentazione per la conoscenza della circolazione monetaria nel nostro territorio, principalmente tra la fine del IV e il III secolo a.C., un periodo molto articolato per le vicende che trasformarono il quadro politico-economico-monetario in seguito all’ aggressività di gruppi italici e Roma a spese delle comunità greche dell’Italia meridionale.

    Numerose le monete romane di epoca repubblicana: assi (Figg. 28,29,30), sestanti (Figg. 31,32), un quadrante (Fig. 33), un’oncia (Fig. 34), una semioncia (Fig. 35), un vittoriato (218-208 a.C.) (Fig. 36) della zecca di Metaponto e un quinario di Cornelio Lentulo Clodiano dell’88 a.C. (Fig. 37). Una grossa lacuna, per quanto solo relativamente significativa, si registra, al riguardo del I secolo a.C., quando, in seguito alla guerra sociale, anche nel nostro caso sembra verificarsi una brusca interruzione della frequentazione del luogo di culto, che comunque doveva continuare a essere un importante punto di transito.

    Documentate anche monete di epoca imperiale come un sesterzio di Livia (22-23 d.C. (Fig. 38) in discreto stato di conservazione, che presenta al recto un carpentum trainato da due muli. Ben documentate sono le monete dell’imperatore Tiberio come i sei assi (Figg. 39,40,41,42,43,44). Una sola moneta di Nerone, un dupondio con testa radiata e Vittoria che vola a sinistra con corona e ramo di palma (Fig. 45). La presenza di queste monete attesta che l’area sacra doveva essere di grande valenza per i traffici commerciali controllati direttamente da Roma.

    Seguono cronologicamente un nummus di Valente (375-378 d.C.) (Fig.46) e un nummo di Giustiniano I con monogramma da alcuni autori attribuito a Matasunta (536-540) (Fig.47) e un mezzo follis di Giustino II (565-578) (Fig.48).

    Possiamo affermare che il santuario nella piena età imperiale subisce un processo di marginalizzazione, ma la religiosità del luogo continuerà a mantenersi nel corso dei secoli, tenuta viva dalla memoria storica e dalle testimonianze archeologiche.

    Il diffondersi del cristianesimo ne conservò la sacralità. Venne, infatti, edificata nel 1348 d.C. una Chiesa dedicata a San Cristoforo e per il processo di assimilazione tipico della religione cristiana primitiva alla figura della divinità pagana venne sostituita quella di San Cristoforo. Successivamente il sito dovette essere utilizzato per uso agricolo con coltivazioni varie.

 

1       Parte delle monete è stata già pubblicata: Cfr. M. De’ Spagnolis, Itri – Il santuario romano in località San Cristoforo, 2019, pp. 45-62.

2       R. Cantilena, Monete della Campania antica, Banco di Napoli, 1988, pp.128-129; M. De’ Spagnolis, 2019, pp. 46-51. Secondo alcuni studiosi la città andrebbe ubicata al confine tra Campania e Sannio, altri hanno identificato Phistelia con Puteoli. Da ultimo è stata avanzata l’ipotesi di una localizzazione nella valle dell’Ansanto. Il rilevante numero di monete (oltre 150) di Fistelia sul versante adriatico del Sannio in Molise hanno portato a indicare l’ubicazione della zecca nel Sannio. (A. Salvatore, Alla ricerca di Fistelia, Nuovi dati di rinvenimento, in Considerazioni di Storia e Archeologia 2015, pp. 33-36). Un obolo d’argento è conservato a Parma (F. Carbone, Le monete della Campania antica nel Medagliere del complesso monumentale della Pilotta, in Notiziario del portale numismatico dello Stato serie “Medaglieri italiani, n.11.1 – 2018, p. 264). A. Campana, Aggiornamento al Corpus Nummorum Antiquae Italiae, Samnium, Phistelia, (400-260 a.C.), in Monete Antiche anno VII, n. 42, 2008, pp. 133-261 nel suo importantissimo studio esamina tutte le monete di Fistelia e ritiene che l’area di circolazione sia circoscritta tra la Campania interna e il Sannio. Sulla costa queste monete sono presenti solo nella vicina Minturnae; Cfr. inoltre M. Nassa, Phistelia, Roma 2009.

3       T. Sironen, Un obolo di Fistelia a Fregellae, in ARCTOS, Acta philologica Finnica, Helsinki 1988, t. XXII, pp.137-140.

4       A. Betori, A. Fischetti, A. Pancotti, Dati archeologici e numismatici dal sito Marcandreola (Ciampino-RM), in Notiziario del Portale Numismatico dello Stato, 2, 2013, p.68.

5       R. Cantilena,1988, pp. 138-139 Fig. 144, 145; M. De’ Spagnolis, 2019, p. 51 Fig. 42. Lo Stazio, (A. Stazio, Monetazione greca e indigena nella Magna Grecia , in Actes du colloque de Cortone (20-30 mai 1981), Rome: Ècole Française de Rome, 1983, p. 974) sottolinea che tra le genti campane e sannitiche dell’interno “si assiste al fenomeno della attivazione di emissioni frazionarie, prodotte da zecche quali Allifae, Fistelia, Sàunitan, ecc” e si pone il problema di “accertare la natura e il tipo di relazioni di volta in volta esistenti tra le emissioni frazionarie prodotte dai singoli centri e le strutture politiche, economiche, sociale di questi” e si chiede se esse siano state legate ad esigenze di carattere bellico o la conseguenza di un processo di “urbanizzazione”.

6       Ivi, p.140.

7       A. Cederna, Carsoli-Scoperta di un deposito votivo del III secolo a.C. in Notizie Scavi di Antichità, t. V, serie VIII, fascicoli 7-12, 1951, p.184.

8       M. De’ Spagnolis, 2019 pp. 45-50 Figg. 35-49.

9       F. Coarelli, I Sanniti a Fregellae, in La romanisation du Samnium aux II e I siècles av. J.C., Napoli 1991, pp.177-185.

10    La battaglia viene ritenuta avvenuta presso Terracina. Il Pareti (L. Pareti, Storia di Roma e del mondo romano, Torino 1952 ,1, p.700) sostiene che invece fosse avvenuta a Itri, ipotesi non condivisa dal Di Fazio che propone Fondi (Tutta la problematica è in M. Di Fazio, Il Lazio Meridionale costiero tra i Romani e i Sanniti, in Archeologia Classica, 59, 2008, pp. 39-61.

11    M. De’ Spagnolis, 2019, pp. 51-53 Figg.43,44.

12    Ivi, p.54 Fig. 46.

13  Ivi, pp.53-56, Fig. 47.

 

 

 

Notizie di stampa

GAZZETTA DEGLI AURUNCI

Maggio 2021

 

OPERA DI GIANPAOLO CICCARELLI

LE MONETE ANTICHE DI ITRI

DAL SANTUARIO PAGANO E DA MONTE FAGGETO

di Orazio Ruggeri

È edito stampa il volume ”Le monete antiche di Itri - dal Santuario pagano e da monte Faggeto”. L’autore, Gianpaolo Ciccarelli, socio fondatore dell’Associazione Archeologica Ytri, appassionato di numismatica, ha documentato attraverso una descrizione minuziosa delle singole monete rinvenute sul Santuario di Ercole e della dea Fortuna un intero periodo storico di Itri a partire dalla fine del IV sec a. C. fino al VI d.C. Si tratta di un arco temporale che vede coinvolte le antiche zecche di Neapolis, di Alba fucens, di Argos, delle città sannitiche dell’alta Campania (Phistelia, Alliphae, Suessa, Teanum Sidicinum, Cales, Compulteria), delle romano - campane e delle imperiali attraverso cui si dipana il vissuto delle popolazioni che commerciavano nel nostro territorio. Sono splendide le immagini a colori delle monete corredate dell'autorità emittente, del metallo,della denominazione, della datazione, del peso e di una accurata descrizione del tipo. Il volume diventa un prezioso testo in cui la storia delle antiche monete di Itri è la storia dei popoli che le hanno usate e di cui rispecchia i ritmi di vita e le vicende fino a poco tempo fa sconosciute. È in vendita a Itri presso l’edicola Lo Strillone e a Gaeta presso la libreria Alges. Da non perdere!

 

 

GAZZETTA DEGLI AURUNCI

Maggio 2021

SENSAZIONALE SCOPERTA A ITRI NEL SANTUARIO PAGANO

di Orazio Ruggeri

Sempre più il Santuario pagano di Itri in località S. Cristoforo si rivela inesauribile fonte di testimonianze in campo storico e archeologico delle popolazioni che abitavano il Latium adiectum nel IV e III sec. a.C. prima della dominazione romana. Gli scavi del 2011, sotto la direzione dall’archeologa Marisa de’ Spagnolis per conto della Soprintendenza, hanno dato notorietà a un sito in precedenza sconosciuto e non citato dalle fonti storiche antiche. Successivamente, dal 2016, la nota archeologa si è avvalsa della collaborazione dell’Associazione Archeologica Ytri e  dei componenti del direttivo Rosa Corretti (Presidente), Gianpaolo Ciccarelli, Fabio Maggiacomo, Paolo Manzi e Luigi Stamegna (vice-Presidente), che ha Portato al rinvenimento di numerosi altri reperti: epigrafi, monete, elementi bronzei, di ceramica a vernice nera, architettonici, marmorei, statua panneggiata e materiale laterizio con e senza bolli. Nel 2019 la scoperta di un cippo lapideo, a forma di parallelepipedo, con dedica alla dea Fortuna, ha esteso a lei l’attribuzione dell’area santuariale, in un primo tempo riferita solo ad Ercole. Sull’epigrafe sono presenti otto linee di iscrizione: le prime due abrase e illeggibili, la terza completa (vedi foto) la quarta e la quinta in parte mancanti, ma visibili,le ultime tre leggibili. Il significato dell’iscrizione è un ringraziamento alla divinità per riconoscenza, secondo una formula ampiamente utilizzata nel mondo antico. Un attento studio dei grafemi, condotto da Gianpaolo Ciccarelli,s o c i o dell’Associazione, ha evidenziato una corrispondenza calzante con quelli della celebre Tabula Veliterna, finora unico esempio di lingua volsca scritta con alfabeto latino riconosciuto dalla comunità scientifica. L’Associazione e l’archeologa de’ Spagnolis auspicano l’interessamento di paleografi, epigrafisti e glottologi che si invitano a Itri a visitare il sito archeologico, a studiare l’epigrafe e a dare un ulteriore contributo alla definizione dell’eccezionale iscrizione.

 

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