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ITRI - Sabato 9 dicembre Itri commemorerà la strage del “Mulino Mancini”, due cerimonie per non dimenticare uno dei momenti più tristi della sua storia. La mattina sarà scoperta una targa presso il civico 65 per ricordare le vittime del mulino e non solo. Il sindaco Giovanni Agresti, di concerto con l’Assessore alla Cultura Salvatore Mazziotti, ha voluto coinvolgere autorità religiose e civili della Provincia pontina per la solenne cerimonia prevista per le ore 10,30. Alle 12.00 conferimento della Cittadinanza onoraria di Itri, cerimonia prevista presso l’Aula Consiliare, al Comando dei Vigili del Fuoco del 44° Corpo di Latina: … “prontamente accorsi sul posto, si prodigarono in modo encomiabile nell’opera di soccorso a persone, materiali e case, con abnegazione e sprezzo del pericolo dopo l’incursione aerea del 12 dicembre 1943.” Nel pomeriggio, presso l’Aula Consiliare del Comune, sono state invitate numerose espressioni culturali della città per rievocare e recuperare, tramite gli ultimi testimoni della memoria orale, quel funesto 12 dicembre del 1943. Nel corso degli anni la ricorrenza è stata riportata dai media, che hanno raccontato il ronzio sinistro dei bombardieri alleati avvertito da tutta la popolazione: … “facendo un ampio giro intorno a Monte Grande, iniziarono un micidiale bombardamento a tappeto su Itri.”

La gente in strada iniziò a correre per cercare riparo, tanti scelsero il Mulino come rifugio, e fu la fine. Sessantadue i morti: 27 uomini, 35 donne, due di queste moriranno il giorno dopo per le ferite riportate. Pochi minuti e il paese fu seppellito sotto una valanga di bombe; una scia di distruzione e morte, poi il silenzio, solo i lamenti dei feriti, sepolti tra le macerie del Mulino. Una data, un episodio da non dimenticare! Ripetono i discendenti delle vittime: …”fu un tributo altissimo che la gente di Itri pagò.”Un’azione militare per colpire le truppe tedesche che avevano occupato la cittadina inutile, perché la colonna corazzata germanica, avvertita dai servizi segreti, si era già diretta verso Sperlonga.” Notizia questa riportata dalla Platea (cronaca conventuale) dei PP. Passionisti di Itri in tempo reale e che fa riflettere sulla inutilità di quel bombardamento, che oltre ai morti coinvolse in modo drammatico centinaia di congiunti.

Il 12 dicembre era stato solo l’inizio di una tragedia immane: la perdita di centinaia di vite e un paese andato distrutto per il 75%. I monumenti retaggio di una storia millenaria ridotti in macerie dalla furia devastatrice delle bombe, come documentato. E ricordarle, oltre che un dovere, è un atto di umana pietà che si appresta a fare l’Amministrazione Agresti.

Tutto questo sarà ricordato, siamo certi, con commozione durante le due cerimonie, con l’intervento del Sindaco, e durante la rievocazione, alle ore 18.00, dall’Assessore Mazziotti.

di Pino Pecchia

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Comune di ITRI - 9 DICEMBRE 2023 – La strage del Mulino Mancini-Commemorazione

Un cordiale buonasera a tutti.

   Ringrazio il sindaco Agresti per avermi dato ancora l’occasione di ricordare il 12 dicembre del 1943, un giorno infausto che ferì tragicamente Itri, causando morti e distruzione.   Ringrazio l’assessore Mazziotti per avermi coinvolto nei due convegni storiografici su Itri. Durante le ricerche fatte nel corso degli anni ho potuto raccogliere testimonianze dell’immane sacrificio patito dalla comunità Itrana durante l’occupazione da parte della 15a Panzergrenadier tedesca. Ho memoria di quando, nel novembre 1964, l’Amministrazione guidata dall’Ins. Domenico de’ Spagnolis, pubblicò un fascicolo sulla ricostruzione di Itri.

A distanza di quasi 60 anni l’opuscolo ha un notevole valore storico. Riporta notizie del secondo conflitto mondiale, con foto riferite ai lavori di ricostruzione di un paese andato distrutto per il 75%. Il brano che vi propongo, mancante della firma, colpisce per la sua drammaticità, come se fosse stato scritto  da persona scampata alla distruzione del mulino: è da considerare il padre di tutte le rievocazioni di “storici” che ne hanno scritto nel dopoguerra, me compreso.

Le testimonianze saranno lette da Serina Stamegna che ringrazio per aver aderito al mio invito nel condividere il ricordo di un evento così doloroso. Sono grato all’ass.re Mazziotti per avermi dato la possibilità di averla come voce narrante: le testimonianze mi ha avrebbero causato emozione, se non commozione nel rivivere i momenti che hanno alterato la mia vita di bambino sfollato sui Monti Aurunci. 

SERINA 

Un pallido sole di fine autunno inonda il paese circondato da un pauroso silenzio. Alcuni uccellacci volano bassi e il cane abbaia sull’uscio di una vecchia casa quasi a preannunciare una grave sciagura. Nel cielo un ronzio minaccioso lascia capire che gli aerei sorvolano Itri. Sono le ore 15 del 12 dicembre e la morte si presenta inesorabile e inaspettata. Ancora un bombardamento; ma questa volta un violento bombardamento a tappeto si abbatte sulla città e in alcuni punti, di tante case, non rimane  che qualche troncone di muro.

   Al mulino madri, figli, spose si stringono intorno all’uomo anziano, mentre le robuste mura si sgretolano sotto l’infuriare della bufera. Dalle porte e dalle finestre entrano folate di polvere che rendono l’aria irrespirabile; poi un colossale frastuono e le urla disperate dei feriti.

   L’uragano cessa , e gli aerei si allontanano rombando lungo la Via Appia per portare altrove la distruzione e la morte.

   Sulla città sconvolta piomba un grande silenzio interrotto soltanto da fievoli lamenti: sono i sepolti vivi che si spengono senza che nessuno possa aiutarli.                                                              

Ricerche

Nel marzo 2010 ho avuto l’incarico di preparare una relazione per la “Richiesta della Medaglia d’Oro al Valor Civile”. Fu approvata all’unanimità dal Consiglio comunale convocato in seduta straordinaria il 19 maggio, anniversario della liberazione di Itri. La consegnai il 10 luglio alla Prefettura, per l’invio al Ministero dell’Interno competente.

Purtroppo a distanza di 13 anni, non è pervenuta al comune alcuna risposta.

Mi permetto formulare voti per un’azione più incisiva presso il Ministero da parte dell’Amministrazione, medaglia attesa con fiducia, giorno dopo giorno, da anni.

   Nella relazione ho riportato alcune testimonianze raccolte a voce, da scritti vari e da filmati; due di queste sono di ex sindaci: Egidio Agresti e di Mimmo Del Bove, qui presenti, ma  saranno loro a darvene notizia.

Questa che ascolterete ora è tratta dalla Platea o cronaca conventuale dei passionisti, scritta da padre Ambrogio Marafiota superiore dal ‘43 al ’48.

SERINA

- Itri fu sottoposta ad una serie di bombardamenti che iniziarono il primo di ottobre, lieve per proseguire il 1° di novembre. Spaventoso fu quello del 12 dicembre morirono oltre cento persone, di cui sessanta al mulino Mancini, ove giunse e sostò per poco tempo una colonna corazzata tedesca. Nel frattempo agirono i servizi segreti, ma quando nel primo pomeriggio ci fu il bombardamento, restarono vittime solo i civili, poiché i tedeschi erano già ripartiti diretti verso Sperlonga. Altri bombardamenti e cannoneggiamenti navali si susseguirono quasi ogni giorno dal 17 al 31 gennaio del 1944. Nei giorni 3 e 4 aprile venne presa particolarmente di mira la zona dei Cappuccini per la presenza della cucina tedesca e la mandria dei cavalli, che trasportava il cibo al fronte... Altra incursione, massiccia e furibonda da cielo, terra e mare, si ebbe dal pomeriggio dell’11 maggio… Itri versava in uno stato desolante, tutte le case distrutte, gente sfollata nelle campagne, chiese distrutte.  

 

Paolino Manzo, memoria storica di Itri (non più tra noi), allora diciassettenne, così descrive il bombardamento del mulino nel libro “ITRI da non dimenticare”, scritto con la collaborazione della prof.ssa Maura Pelliccia:

SERINA

 “…La situazione diventava sempre più drammatica: ai bombardamenti degli angloamericani si aggiunsero i rastrellamenti tedeschi, la paura e la fame facevano vacillare le gambe e il cervello delle persone, intanto continuavano le ruberie dei tedeschi. La mia famiglia aveva perso tutto il bestiame. Ben presto le provviste si esaurirono. Si saccheggiavano le case , ridotte ad un cumulo di macerie, anche in pieno giorno.

   Il 12 dicembre 1943, alle 15, il mulino fu bombardato.

Quel giorno mi ero recato con mia madre al mulino per macinare un po’ di grano. Caricammo i sacchi sul somaro e ritornammo a S. Stefano. Dopo un’ora vedemmo arrivare una squadriglia di aerei. Girarono intorno a Monte Grande, si abbassarono e cominciarono a buttare bombe su Itri. Una cadde a poca distanza dalla nostra casetta; ci salvammo per miracolo. Mio padre e io corremmo verso Itri per portare aiuto, ma non si poté fare molto. Il mulino non c’era più, era ridotto ad un cumulo di macerie intorno a cui si aggiravano povere persone alla ricerca disperata dei loro familiari.”     

La più commovente delle testimonianze è riportata nel libro: Anche i ragazzi hanno fatto la storia, Garzanti scuola, editore Petrini. L’autore è Mario Pennacchia nativo di Itri, giornalista e scrittore, inviato del Corriere dello Sport e del Giorno descrive l’emozione che provò nel vedere il mulino distrutto:

 SERINA

 -“Poiché il mulino rimaneva un po’ nascosto dall’ultima curva prima dell’ingresso del paese, Mario si spostò sul lato destro della strada, tanta era la sua ansia. E corse, corse, corse per cinque, dieci, cinquanta metri… Di colpo lo videro fermarsi, lasciar cadere di schianto la valigia a terra e rimanere immobile…Temendo che il ragazzo fosse stato tradito dall’eccessiva emozione, Gabriele… lo raggiunse… cercò di rianimarlo… sembrava rimasto in piedi svenuto… e senza aprir bocca alzò stancamente un braccio in direzione del mulino... Il mulino non c’era più”.

 -Ad un passante occasionale chiesero quando era successo:

-Il 12 dicembre. Era passata poco prima ’na colonna tedesca, ma gli aeroplani so’ arrivati tardi.”

“… Gabriele si preoccupò di badare a Mario e lo vide inginocchiarsi, con le lacrime che gli scendevano sulle guance, e prosternarsi su quelle pietre mentre bisbigliava: Salvatò, io non t’ho capito, non ti potevo capì, quando dicevi ”non ci sarà una prossima volta”, ma manco tu m’ha creduto quanto t’ho promesso che sarei tornato per le feste perché non m’hai aspettato. Il ragazzo continuava piangendo senza ritegno… E tutti quei giochi, Franco, e quei sogni, William, quei progetti, quelle speranze! Ingegnere, pilota, la Nunziatella, la Topolino, sposarsi: quanti ne abbiamo fatti e ora stanno qui, sotto queste pietre! Davanti a quella scena, l’occasionale viandante con la sua mula volle dire la sua: -Che site venuti a fa’? Sentite a me, turnatevénne da do’ site venuti. Accà mo’ ci sta sulament’ ‘a morte, nun c’è rimasto cchiù nisciuno, Itri s’è spopolata.

Le donne vissero quei momenti di terrore, già provate dalla fame e vivendo in condizioni disumane, ma non solo. Peraltro, è noto che sono loro da sempre a pagare il prezzo più alto. I giornali, specie in questi giorni riportano notizie di loro che ci lasciano attoniti. Mimmo Del Bove  mi consegnò alcuni filmati con le testimonianze della madre, Antonietta Sinapi, durante le mie ricerche nel 2009, breve, ma tutta al femminile, eccola.

 SERINA

“Il podestà ha messo un avviso avvertendo la popolazione di Itri che doveva passare l’armata con i marocchini. E noi ragazze impaurite, tutte insieme, abbiamo pensato di nasconderci dentro una cisterna, poi nello stesso tempo arrivò un contrordine dicendo che i marocchini non passavano più per Itri ma per Campello. E così siamo scampate…”.

 

Conclusioni

Sono trascorsi 80 anni. Oggi il Comune di Itri ricorda i morti del mulino (25 uomini e 37 donne, due di esse morirono il giorno 13 per le ferite riportate il 12). Non solo. Le vittime dei bombardamenti aereo-navali, furono 106, molti perirono sui campi di battaglia o fucilati dai tedeschi. Tanti gli invalidi civili feriti per lo scoppio di ordigni, durante e dopo gli eventi bellici.

L’Amministrazione comunale li ha ricordati tutti nell’epigrafe della targa che è stata apposta questa mattina al civico 65 dei Visinali, con una toccante cerimonia. Ricordo e monito per uno dei momenti più luttuosi della storia di Itri.

 Un pensiero 

   Oggi la Storia si ripete, riviviamo i tragici episodi di allora tramite i media, i più con un senso di paura, altri con distacco; le scene di dolore che ci arrivano da più parti del mondo ci obbligano a non chiudere gli occhi davanti agli orrori della guerra, a non essere indifferenti. L’odio per un popolo, verso una fede religiosa o per il colore della pelle è un sentimento violento che offusca, da sempre, la mente di alcuni potenti della terra. Un sentimento vile di onnipotenza, segnale di immani tragedie, che la Storia ci ha tramandato, e che si ripetono.

   Anch’io ho subito le brutture della guerra, viste con gli occhi impauriti di un bambino; mi è stata rubata non solo l’infanzia, anche la giovinezza causa di un dopoguerra di cui porto i segni.

Ho terminato la relazione per la concessione della medaglia d’Oro con un pensiero riverente ai morti e alla comunità di Itri cui sono legato. Lascio a Serina di concludere il mio intervento e la ringrazio ancora per la valida collaborazione:

 SERINA

 I nostri morti, divenuti fantasmi per la burocrazia nel 1948, oggi si materializzano nella memoria collettiva degli itrani i quali chiedono con determinazione il rispetto di quei morti, per il patrimonio edilizio, artistico e monumentale andato distrutto, per i resistenti fucilati dai tedeschi, per i deportati in Germania, per le immani sofferenze di coloro che sono depositari della memoria storica, e per le vittime della barbara violenza dei “Liberatori” piovuti dai contrafforti degli Aurunci, di cui la storiografia stenta ancora a evidenziarne le efferatezze contro le inermi e stremate popolazioni Aurunche ed Ausone.

 Grazie a tutti per averci ascoltato.

 

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Dopo questa terza fatica ho voluto esprimere i miei sentimenti all’Assessore Salvatore Mazziotti, che mi aveva coinvolto per circa due mesi nella preparazione dei due eventi, che saranno ricordati nel tempo, e che fanno parte della memoria storica di Itri, con la nota che trascrivo. Non nascondo la soddisfazione per l’onore che mi è stato fatto nel chiamarmi a testimone della storia della comunità itrana.

 

 All’Assessore alla Cultura di Itri prof. Salvatore Mazziotti.

 

Caro Salvatore,                                                                                                                                                                Fondi, 12/12/2023

 

sento il dovere di esprimere il mio personale apprezzamento per i collaboratori che, con grande professionalità, hanno dato un contributo importante alle serate del due dicembre e il nove successivo. Manifestazione che hai magistralmente coordinato, avvalendoti di personaggi della cultura locale, chiamati a dare un contributo per rafforzare la memoria storica di Itri, cui ho avuto l’onore di partecipare.

Fondamentali, per ritmo e garbo allo stesso tempo, sono stati Robert Rivera e Jennifer Assaiante, professionalmente impeccabili nel condurre due importanti appuntamenti della storia di Itri: il ricordo dei Sindaci e la distruzione del Mulino Mancini.

Non da meno è stato il contributo che hanno dato Claudio Musetti e Alessio Papa con i loro collaboratori, per l’assistenza tecnica, nel realizzare proiezione di filmati e raccogliendo foto d’epoca, cui hanno contribuito generosamente emigranti e storici locali, lasciando agli itrani un patrimonio d’immagini mai raccolte sino allora. I video realizzati, specie quello in bianco nero, che denotano grande impegno creativo, saranno memoria orale e visiva per le future generazioni cui saranno portati in visione, specie in ambito scolastico.

L’assistenza tecnica e la simpatia che mi hanno dimostrato hanno rafforzato in me il legame affettivo con la comunità itrana dandomi la possibilità di esprimermi al meglio delle mie possibilità durante le due serate menzionate, come quella del 18 novembre dedicata alla Costituzione Repubblicana e alla Stemma di Itri, da me realizzato. Tramite te, ringraziandoti per la fiducia dimostratami, gradirei che tu esprima questa mia intima soddisfazione a tutti coloro cui ho fatto riferimento. Spero in futuro di dare un contributo alle manifestazioni i cui temi mi hanno portato a scrivere di Itri; Cielo permettendo, considerato gli anni e gli acciacchi che comportano, e i consigli dei miei familiari. T’invio un particolare saluto per ricambiare i gesti di simpatica affettuosità che mi hai riservato in privato e generosamente in pubblico.

 Pino Pecchia

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Robert Rivera ha voluto dare una risposta alla lettera che avevo indirizzata a Mazziotti. Il testo che trascrivo, l’ho ricevuto su WhatsApp,  mi è stato girato dall’assessore stesso:

 Un messaggio così bello ed emozionante non lo leggevo da un bel po’ e il fatto che provenga da una persona così nobile d’animo come è Pino Pecchia mi scalda il cuore e lo riempie di una gioia immensa.

Per me è stato un vero onore conoscerlo, un vero piacere ricevere in regalo i suoi due libri con tanto di dedica.

Ho sviluppato per lui una stima immensa, non vedo l’ora di rivederlo sia per poterlo abbracciare sia per ascoltare le sue parole, ricche di sapienza e saggezza. Mandagli un caro saluto da parte mia con la speranza di poterglielo rivolgere di persona. Oltre ad essere una grande risorsa è soprattutto grande persona.

E grazie a te Salvatore che, grazie a questo lavoro sinergico, mi stai facendo provare!

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 Foto realizzate e donate da Amedeo Masella Photography, altre da Claudio Musetti-Tre Bit - Itri, che ringrazio vivamente.

Foto di Pin Pecchia

 

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