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ITRI - LA RIVOLTA CONTRO I SARDI

                   

 

Introduzione

Itri, 13 luglio 1911 

Un fatto di sangue che aveva bisogno di verità. Solo la magistratura poteva arrivare a porre la parola fine a uno scontro senza precedenti, che aveva coinvolto il territorio aurunco, portandolo alla ribalta nazionale e provocando infuocati dibattiti parlamentari con l’intervento del Sottosegretario agli Interni Falcioni. Il governo risponderà disgiuntamente alle interrogazioni dei deputati interroganti nel febbraio del 1912: “Nessuna responsabilità da parte delle autorità di Itri”. Peccato che, dopo la sentenza, i dotti personaggi che avevano riempito le cronache dei giornali, esibendo un esasperato campanilismo, finezze letterarie e considerazioni antropologiche del tutto negative verso gli itrani e il meridione d’Italia, tacquero. Vero che le sentenze si accettano così come sono; è pur vero, però, che i grandi temi politici, sociali ed economici che affliggevano la Sardegna, continuamente chiamati in causa, potevano dare la stura a ben più approfondite analisi, dopo la sentenza. Oserei dire che ci fu un pari e patta, tra mancata difesa degli itrani, prima, e dei sardi post sentenza.  Ho motivo di credere che il dolore e il ricordo dei familiari per i loro morti, non si attenuò facilmente, negli anni che seguirono. Ne avevano tutte le ragioni. Antonio Barranca, Efisio Pitzus e Antonio Atzas erano migrati in continente per migliorare le condizioni di vita. Vi trovarono la morte. (P.P.)

 

Prefazione

Accolgo con onore, oltre che con grande piacere, sotto il profilo personale ancor prima che istituzionale, l’invito rivoltomi dall’amico Pino Pecchia di occuparmi della prefazione di questo suo lavoro.

Gli scritti di Pino Pecchia hanno un alto valore, storico e morale, perché sono la risultante dello sforzo, intellettualmente onesto, di chi ha il pregio di saper guardare agli eventi con il distacco dei fatti storici, un’accurata ricerca delle fonti sono alla base di un lavoro che permette di guardare ai noti fatti di Itri del luglio 1911 in un’ottica nuova, tesa al superamento di vecchie, ed oramai anacronistiche, contrapposizioni.

Il merito dell’opera è quello di consentire di fare chiarezza su vicende che oggi, a distanza di oltre un secolo, impongono un ripensamento e prima ancora una rilettura, scevra da condizionamenti di ogni sorta.

Lungi da impostazioni manichee, ritengo che la Strage di Itri vada inserita in modo corretto nel contesto storico del tempo, evitando di caricarla di significati e risvolti che essa non ha avuto. L’egual carattere di Itrani e Sardi, gente umile, di fatica, fiera della propria appartenenza, deve far riflettere su quella che era una comune condizione di povertà, che spesso portava gli uni e gli altri ad abbandonare la propria terra per cercare fortuna altrove.

L’opera di Pino Pecchia, allora, si contraddistingue per aver voluto, con grande e documentato senso di oggettività storica, ricostruire gli eventi nella loro reale essenza, rifuggendo da giudizi di parte.

Soprattutto, in un’epoca di grandi e sofferte migrazioni, essa concorre e contribuisce a generare un moto di pensiero nuovo su quei fatti, trascendendo ragioni e sentimenti campanilistici, ponendosi come una pietra miliare lungo il cammino che deve necessariamente condurre, a mio parere, verso la definitiva riconciliazione tra le due comunità.

Auguro che questo percorso, oramai avviato, grazie anche all’insopprimibile contributo di Pino Pecchia, possa giungere alla conclusione che tutti auspichiamo. È oramai ampiamente superato il tempo deputato alla ricerca delle responsabilità, non ha più ragion d’essere celebrare processi che non giovano a nessuno.

Il lavoro che ci aspetta tutti, amministratori, storici ed uomini di cultura, è quello di voltare, senza dimenticarla, una brutta e triste pagina di storia, per riscriverne finalmente insieme un’altra all’insegna dell’amicizia.

Itri, 11 dicembre 2019

                     Avv. Antonio Fargiorgio

                                  Sindaco di Itri

 

Premessa

 

Rivolgo un sentito ringraziamento a Paolo Sorba per aver sostenuto la ristampa, in un solo tomo, dei volumi: I Sardi a Itri (2003) e 1911 - LA RIVOLTA DI ITRI (2011), dopo la pubblicazione del romanzo storico: Le campane suonarono a stormo di Rino Solinas avvenuta nell’aprile del 2019, che narra dell’amore tra il sardo Cicutenne e dell’itrana Angelina; la storia è ambientata ai tempi dei fatti accaduti a Itri.

La storiografia locale accenna appena agli avvenimenti del 1911. Com’è noto si fronteggiarono cittadini di due regioni italiane, ricche di tradizioni e di storia: la Campania (Itri era in provincia di Caserta) e la Sardegna. Lo scontro, protrattosi per ore, finì con l’uccisione di tre operai sardi e il ferimento di due decine di essi, come risulta dagli atti giudiziari.

Una pagina della storia d’Italia, microstoria se vogliamo, triste per tutti. Il primo dei due libri termina con un interrogativo: “Chi è stato a provocare la morte dei tre operai sardi?”. Quel dubbio è stato il motivo che ha determinato il mio ritorno sull’argomento, dopo otto anni di ricerche, con il volume: 1911 - LA RIVOLTA DI ITRI, presentato il 26 febbraio del 2011.

Un interrogativo al quale non sono riuscito a dare risposta.

Un avvenimento, quello, che interessò le cronache dei quotidiani nazionali, le autorità periferiche dello Stato, civili e militari, e lo stesso Parlamento nazionale con interrogazioni di deputati sardi e dell’on. Guglielmo Cantarano, eletto nel collegio elettorale cui faceva parte Itri. I tragici fatti furono rievocati, com’era inevitabile, nelle aule giudiziarie prima del Tribunale di Cassino, poi alla Corte d’Assise di Napoli per legittima suspicione.

Dopo tre anni di carcere, trentatré imputati furono assolti dai giurati popolari, nove i condannati (tutti contumaci), da diciassette a trenta anni di carcere. Ho tentato di ricostruire quel dramma, nei due volumi menzionati, evidenziando gli avvenimenti che l’hanno preceduto e seguito. Con un pensiero ricorrente: ricostruire i fatti con serenità, rimanendo super partes. La conferma è venuta da uomini di cultura nonché dalla Giuria del Premio Internazionale “Tulliola” per la saggistica (nel 2011); giudizi che ho voluto parteciparvi, postumi alla pubblicazione originale, unitamente a una intervista e un saggio critico del 2011.

 Dopo alcuni anni di ricerca documentale ho portato a termine la prima ricostruzione degli avvenimenti. Utili notizie mi sono state fornite da storici della città di Fondi, confinante con Itri e frequentata dai lavoratori della ferrovia. Della lunga arringa dell’avv. de Stefano ho fedelmente ripreso e trascritto le “Notizie del processo”, dagli avv.ti Russo, Pedron e d’Andrea ho attinto la cronistoria di quanto accaduto, specie per quanto concerne il sopralluogo dei giudici in via Straccio, dove fu ucciso Antonio Barranca. Ho ritrovato anche di recente notizie e foto d’epoca: testimonianze di quanto sia vivo il ricordo del 12 e 13 luglio 1911, al di fuori di Itri; uno stimolo per ricostruire alcuni aspetti inediti, proponendo i momenti più rilevanti del processo e degli atti parlamentari.

Consistenti e decisive le fonti per ricostruire il dramma di due comunità che si fronteggiarono, com’è emerso, su tre aspetti: morale, istituzionale e sociale. Tutti e tre hanno un comune denominatore: la prevaricazione. Una miscela pericolosa, esplosiva, con effetti devastanti che sfociarono tragicamente nella “La caccia al sardo” (come fu definita dalla stampa).

Nei I sardi a Itri c’è un capitolo riservato all’emigrazione. Ed in particolare agli emigranti sardi venuti a Itri per la costruzione del tratto ferroviario Roma-Napoli, in Terra di Lavoro.

Ho riportato molti articoli in maggioranza della stampa sarda. Scritti da considerare punto di partenza e non di arrivo, per chi vorrà aggiungere memorie agli avvenimenti in questione.

La stampa, a suo tempo, presentò all’opinione pubblica nazionale il volto di una comunità - quella itrana - intrisa d’insofferenza razziale, sanguinaria e asservita alla camorra, benché quest’ultima non fosse mai figurante nelle inchieste amministrative, né in atti giudiziari né parlamentari.

Ancora oggi tale volto viene richiamato con insistenza dalla comunità sarda.

Sono del parere che le notizie di cronaca - che arricchiscono la conoscenza dei fatti, al di là delle inchieste della magistratura - vanno però lette unicamente per informarsi, con il dovuto distacco, ben sapendo che i giornali alimentano differenti passioni ideologiche.

Diversa la funzione dei cronisti giudiziari. Ho scritto e ribadisco che le sentenze s’accettano come sono e vanno rispettate quanto meno perché emesse “in nome del popolo italiano”.

Allora come oggi, le notizie sono affidate all’intelligenza e al discernimento di chi scrive, ed a volte anche a interessi di parte; in qual caso l’obiettività diventa un optional. Certo, tutto questo può non facilitare la lettura; basta però un po’ di buona volontà.

Ricercare per sapere e tramandare, con onestà mentale, cercando di analizzare le cause, senza ingigantirne gli effetti. L’invito che rivolgo è: leggere il mio lavoro per conoscere, senza alimentare antichi rancori, che svilirebbero anni di ricerche.

Questo il mio intendimento.

Mi auguro di aver contribuito con queste ricerche ad accrescere il patrimonio di notizie che riguardano le due comunità.

Purtroppo, la scarsa se non totale conoscenza dei fatti avvenuti nel 1911 da parte di non pochi internauti, facilmente riscontrabile sui social, lascia a dir poco sconcertati.

Grazie alla copiosa documentazione ivi richiamata, questo testo unificato - utile per approfondire fatti e circostanze della rivolta - non è  paragonabile per la sua completezza ad altri testi sinora pubblicati (mi si perdoni la presunzione).

Auspico da parte della gente di Itri, prima di tutto solidarietà verso le vittime, ma anche comprensione per i disagi provati dagli operai sardi.

Spero poi che la gente di Sardegna, in uno spirito nuovo, voglia più che giustificare almeno capire le pressioni e le deplorevoli circostanze che spinsero al tragico gesto la comunità itrana.

Con il dialogo è possibile superare gli annosi contrasti ed addivenire ad una concreta riconciliazione tra Itrani e Sardi.

Il 5 ottobre del 2019, il sindaco di Itri avv. Antonio Fargiorgio, che mi ha onorato della Prefazione per questa ristampa, ha ufficialmente chiesto scusa alla Comunità Sarda durante il convegno: “I Sardi a Itri”, in presenza di esponenti delle Istituzioni della Sardegna; come potrete leggere alla fine di questo volume.

Oggi, a distanza di centodieci anni, tutto va letto con serenità d’animo e con maggiore obiettività.

Fu una rivolta di piazza, generata da difficile convivenza, esasperata da salari da fame percepiti dagli operai isolani, e favorita dal lassismo delle istituzioni, che non seppero prevenire la precipitazione degli stati d’animo.

Le date, i rapporti di polizia, le richieste del sindaco, e l’uccisione del benestante Michele Di Biase, appena due mesi  prima dei fatti, notizie che ho riportato nei dettagli e documentate, devono essere motivo di riflessione da parte del lettore.

Esse smentiscono coloro i quali hanno considerato i miei lavori di parte.  

Nessuna assoluzione o condanna da parte mia né per gli Itrani né per i Sardi.

Al lettore il responso.

Pino Pecchia

 

 

NOTIZIE DEI MEDIA PRIMA E DOPO LA PRESENTAZIONE

 

Comunicato del prof. Domenico (Mimmo) Del Bove sul profilo FB

Se non fosse stato per Pino Pecchia la vicenda che Itri visse drammaticamente centoundici anni fa sarebbe finita nel dimenticatoio. La memoria orale pervenuta dagli anziani, a noi giovani, è stata raccontata in sordina, quasi a voler rimuovere la rivolta di piazza Incoronazione, che procurava un senso di fastidio solo a farne cenno. La morte dei tre operai sardi e i tanti feriti pesavano come un macigno sulle coscienze della comunità. La vita che si conduceva a Itri peraltro tranquilla divenne caotica per la presenza di centinaia di operai giunti dalla Sardegna per la costruzione di un tronco della rete ferroviaria Roma-Napoli. Gli itrani orgogliosi della loro storia millenaria, ricca di monumenti, personaggi e luoghi di culto, sempre pronti all’ospitalità, reagirono in modo scomposto, anzi, con violenza. Le cause sono riportate nei libri di Pino Pecchia, che ho letto e avuto come collaboratore durante la mia attività di sindaco di Itri. Toccante la parte riservata all’emigrazione degli itrani nel mondo, che riportano brani dal diario che mio padre Antonio scrisse durante la navigazione e il soggiorno, come lavoratore, in Australia. A distanza di undici anni un editore sardo, Paolo Sorba, ha creduto nel lavoro di ricerca delle fonti pubblicate da Pecchia, assumendosi l’onere della ristampa dei due libri in un solo volume.

Sassari, quindi, vedrà la presenza dello scrittore fondano, peraltro, cittadino onorario di Itri. Come si evince dalle locandine rivivrà con i due avvenimenti le vicende di un dramma là ancora sentito e sono certo susciterà l’interesse dei cultori di storia patria e non solo. Ho raccolto voci dai più informati che la lettura dei libri di Pecchia potrebbe essere stata la fonte per realizzare l’opera lirica; sarebbe il riconoscimento alla validità delle ricerche di notizie, e per aver da sempre auspicato un gesto di “riconciliazione” tra Sardi e Itrani. Per il rapporto di affettuosa amicizia che ci lega, da questa pagina gli invio un… Ad maiora, Pino.

 5 settembre 2022

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http://www.canalesette.it/news

Fondi… Due eventi, un solo tema: ”I Sardi a Itri”

 

Pino Pecchia, appassionato di storia patria, presenterà il 15 settembre prossimo, alle ore 18.00 (e non le 19.00 come da locandina), presso la sala concerti del Teatro G. Verdi di Sassari, il libro ITRI – La rivolta contro i sardi, editore Paolo Sorba – La Maddalena. Il volume contiene due testi già pubblicati rispettivamente nel 2003: “ I Sardi a Itri” e “1911- La rivolta di Itri” nel 2011. Il volume aggiornato con gli ultimi documenti, riporta notizie del Convegno “I sardi a Itri”, tenutosi nell’ottobre del 2019, alla presenza di alcuni rappresentanti di istituzioni della Sardegna,ospiti a Itri dell’Amministrazione Fargiorgio; intento era ed è di giungere ad una possibile riconciliazione tra Sardi e Itrani.

La presenza di Pecchia a Sassari ha però una doppia valenza. Oltre alla presentazione del libro, sul palcoscenico dello stesso teatro, il giorno 16 alle ore 21.00 ci sarà la prima dell’Opera lirica in due atti: “ SARDI A ITRI – ORA È BUIO, CHIEDETE” musiche del M° Gabriele Verdinelli, libretto di Emanuele Floris, da un’idea di Gianni Marras, che ha curato la regia; si replica il giorno successivo.

I libri di Pecchia, secondo il M° Marco Lambroni, Presidente dell’Associazione Laborintus, Direttore del coro Uri, che ha curato la presentazione del libro, e che intervenne con il regista Gianni Marras a Fondi nel 2011 alla presentazione del secondo volume, i due testi dice: … sono stati fondamentali per trarre ispirazione alla costruzione drammaturgica dell’opera, la loro lettura è stata la fonte che ha originato l’opera. Un doppio evento, quindi, in terra sarda, che gratifica l’autore da anni impegnato nella ricerca di documenti sui fatti di Itri.

Fu una rivolta che vide scendere in piazza la popolazione itrana contro gli operai sardi; una convivenza a dir poco conflittuale, dopo oltre un anno, portò allo scontro le due comunità, con l’uccisione di tre operai e una ventina di feriti tutti sardi. Fu un evento funesto, per mesi finito sulla stampa nazionale, che la definì “La caccia al sardo”, che sconvolse nel 1911 la popolazione di Itri dove erano presenti 400 operai venuti dall’Isola – altri 600 erano a Fondi alloggiati in baracche in loc. Sant’Andrea – convenuti nel basso Lazio per la realizzazione delle gallerie Mont’Orso e Vivola sulla direttissima Roma-Napoli. La causa, per accertare i responsabili del massacro, fu discussa presso la Corte d’Appello di Napoli e durò tre anni. Si concluse con l’assoluzione da parte dei giudici popolari dei trentatré indiziati per non aver commesso i fatti loro attribuiti. Nove itrani furono condannati a pene da diciassette a trenta anni di carcere, perché contumaci. Per il comune di Itri sarà presente a Sassari, ai due eventi, il Prof. Salvatore Mazziotti, assessore alla Cultura, stante l’impossibilità del sindaco Giovanni Agresti a intervenire.

Monia

5 settembre 2022

 

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la voce

Quotidiano di Roma-Cerveteri-Ladispoli-Litorale nord.

martedì 13 settembre 2022

Nel Teatro Giuseppe Verdi di Sassari due eventi, un solo tema: “I Sardi a Itri”

Nella Sala concerti del Teatro G. Verdi di Sassari, giovedì 15 settembre alle ore 18.00, sarà presentato, alla presenza dell’autore, il libro di Pino Pecchia “ITRI - La rivolta contro i sardi”, editore Paolo Sorba - La Maddalena. Il volume contiene, oltre i due testi già pubblicati dall’autore rispettivamente nel 2003 “I Sardi a Itri” e “1911 - La rivolta di Itri” nel 2011 - nei quali Pino Pecchia, studioso della storia del territorio pontino e in particolare di quello itrano, ha ricostruito, attraverso una profonda disamina di atti parlamentari, documenti processuali e cronache del tempo, il succedersi dei tragici eventi che hanno insanguinato la città di Itri - ulteriori documenti tra i quali gli atti del Convegno “I Sardi a Itri. Sulla via della riconciliazione” tenutosi nella Sala consiliare del Comune di Itri nell’ottobre del 2019, alla presenza del sindaco di Itri, Antonio Fargiorgio e di alcuni rappresentanti di istituzioni della Sardegna, che ha “certificato” l’avvenuta riconciliazione tra Sardi e Itrani che hanno sempre attribuito gli uni agli altri la responsabilità dell’accaduto. La cittadina di Itri (all’epoca dei fatti in provincia di Caserta ed oggi in quella di Latina), il 13 luglio del 1911 fu sconvolta da un sanguinoso scontro tra itrani e alcuni operai sardi impegnati nella costruzione delle gallerie Mont’Orso e Vivola sulla direttissima ferroviaria Roma-Napoli. Tra le due comunità “non scorreva buon sangue” perché gli itrani, costretti per le precarie condizioni economiche ad emigrare nelle Americhe, attribuivano ai minatori sardi la responsabilità di “togliere” loro il lavoro che poteva offrire la costruzione della ferrovia e i sardi si sentivano discriminati e trattati in modo diverso dagli altri lavoratori. La situazione che si era venuta a creare era in un certo senso anche alimentata da considerazioni della stampa nazionale e locale a commento di episodi di intolleranza tra le due comunità, che definivano Itri “paese asservito alla camorra” e i sardi - “non dediti a pagare il pizzo, con problemi di alloggio, di salario basso e per giunta in parte sindacalizzati che probabilmente davano fastidio all’organizzazione” - come “prepotenti e sopraffattori” e anche “delinquenti per natura”. Lo “scontro” si concluse con la morte di tre operai sardi, con il ferimento di altri venti e l’allontanamento da Itri, con foglio di via, di 53 operai sardi. La responsabilità dell’accaduto non è stata mai attribuita con certezza (le cronache attribuirono sia agli itrani che ai sardi l’evento scatenante lo scontro). La stessa Corte di Assise di Napoli, al termine di un processo durato tre anni, non riuscì a determinare la causa del tragico evento e la sua attribuzione ad un componente dell’una o dell’altra comunità. Oltre alla presentazione del libro “ITRI - La rivolta contro i sardi”, sul palcoscenico del Teatro G. Verdi, il 16 settembre alle ore 21.00 sarà eseguita la prima dell’Opera lirica in due atti: “Sardi a Itri - Ora è buio, chiedete” (musiche del M° Gabriele Verdinelli e libretto di Emanuele Floris), che porta in scena il tragico scontro tra la comunità itrana e quella sarda, nata da un’idea di Gianni Marras, che ne cura la regia, ispirata, come ha sottolineato il M° Marco Lambroni, Presidente del Circolo musicale Laborintus e Direttore del coro Uri, dai libri di Pino Pecchia, (si replica il giorno successivo). Alla presentazione del libro, moderata dalla giornalista Monica Demurtas, interverranno, oltre Pino Pecchia, Marco Lambroni, l’editore Paolo Sorba, il prof. Aldo Borghesi, docente di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Sassari e il Prof. Salvatore Mazziotti, Assessore alla Cultura del Comune di Itri, stante l’impossibilità del sindaco Giovanni Agresti a intervenire, che sarà presente ai due eventi di Sassari.
Vittorio Esposito

 

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Strage di Itri. Un libro per raccontare la rivolta contro i sardi

Domani 15 settembre alle 18, nella sala concerti del Teatro Verdi sarà presentato il volume  di Pino Pecchia “Itri : la rivolta contro i sardi”.

 Il paziente lavoro dello storico e scrittore ha contribuito negli ultimi anni a ricostruire i tasselli di un cold case che fa riflettere sui contrasti sociali di  un’epoca in cui  gli “stranieri” in Italia erano i sardi.  Il libro riporta in luce un tragico fatto di cronaca che nel 1911 sconvolse una piccola comunità sarda che si era stabilita ad Itri, in provincia di Latina. In quegli anni molti immigrati sardi per lo più provenienti dalle miniere isolane erano impegnati nella costruzione della linea ferroviaria Roma–Napoli. L’immigrazione di massa portò a fenomeni di intolleranza e tensione sociale che sfociarono in quella che venne definita “la strage di Itri”  una strage di sardi compiuta dagli abitanti della cittadina laziale, per cause che non furono mai del tutto accertate. Una successiva inchiesta ufficiale parlò di 3 morti e decine di feriti ma solo perché la strage e le sue vittime furono  “sepolti” dagli orrori della Grande Guerra, e subito dopo dall’epidemia Spagnola che decimò la popolazione soprattutto nei luoghi narrati dai fatti. Al lavoro di Pecchia ed altri volumi  e articoli  pubblicati negli anni sui fatti d’Itri è liberamente ispirata l’opera di teatro musicale dal titolo “Ora è buio, Chiedete“. Scritta e diretta da Gabriele Verdinelli su libretto di Emanuele Floris per la regia di Gianni Marras l’opera prodotta dall’associazione Laborintus andrà in scena al Verdi il 16 e 17 settembre alle 21 . All’incontro moderato dalla giornalista Monica De Murtas interverranno insieme all’autore: il presidente dell’associazione Laborintus Marco Lambroni, l’editore Paolo Sorba e il docente di storia contemporanea dell’Università di Sassari Aldo Borghesi.Saranno presenti all’incontro:  l’autore Rino Solinas, l’autore del libretto Emanuele Floris,  l’assessore alla cultura del comune di Itri Salvatore Mazziotti, l’assessore alla cultura, politiche educative e pari opportunità del comune di Sassari Laura Useri .

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City&City Magazine

Sassari – Pino Pecchia presenta il suo libro “ITRI – La rivolta contro i sardi”

By Marta Fadda  Settembre 14, 2022 

Il prossimo 15 settembre alle ore 18.00 presso la sala concerti del Teatro G. Verdi di Sassari, Pino Pecchia, appassionato di storia patria, presenterà il suo nuovo libro “ITRI – La rivolta contro i sardi”, editore Paolo Sorba – La Maddalena

Il volume è la raccolta dei due testi già pubblicati rispettivamente nel 2003: “ I Sardi a Itri” e “1911- La rivolta di Itri” nel 2011. Il volume aggiornato con gli ultimi documenti, riporta notizie del Convegno “I sardi a Itri”, tenutosi nell’ottobre del 2019, alla presenza di alcuni rappresentanti di istituzioni della Sardegna, con l’intento di giungere ad una possibile riconciliazione tra Sardi e Itrani.

Al tavolo dei relatori, moderati dalla giornalista Monica De Murtas, interverranno insieme all’autore Pecchia, Marco Lambroni, presidente del Circolo Musicale Laborintus, l’editore Paolo Sorba e il prof. Aldo Borghesi, docente di storia contemporanea dell’Università degli Studi di Sassari.

  La presenza di Pecchia a Sassari ha una doppia valenza: oltre alla presentazione del libro, sul palcoscenico dello stesso teatro, il giorno 16 alle ore 21.00, con replica il giorno successivo, andrà in scena la prima dell’opera-cantata in due atti: “SARDI A ITRI – ORA È BUIO, CHIEDETE”, con le musiche del M° Gabriele Verdinelli su libretto di Emanuele Floris, da un’idea di Gianni Marras che ha curato la regia. Per il comune di Itri sarà presente ai due eventi, il Prof. Salvatore Mazziotti, assessore alla Cultura. Grazie ai suoi studi, alle analisi del periodo storico, alle testimonianze, Pino Pecchia cerca di far luce su un fatto di cronaca molto doloroso e quasi dimenticato che coinvolse la comunità di Itri (Latina) e gli operai sardi che lavoravano alla costruzione della ferrovia Roma - Formia – Napoli nel 1911. Il malcontento degli operai per quanto riguardava il pizzo dovuto alla camorra e la paga inferiore rispetto agli altri lavoratori provenienti dal resto d’Italia sfociò in una violenta rissa che durò dal 12 al 13 luglio. Ad avere la peggio furono i Sardi e le loro famiglie. Ci furono morti, feriti gravi, famiglie intere rispedite a casa. Intervenne anche Gennaro Gramsci, fratello maggiore di Antonio Gramsci. I Sardi che protestarono contro la camorra e lottarono per il lavoro e una vita dignitosa videro calpestati i loro diritti e Pino Pecchia, dopo anni di ricerche, da voce alla verità storica.

Altri siti hanno riportato l'avvenimento prima e dopo la presentazione. I visitatori del mio sito, per corretta informazione, potranno prendere visione delle notizie riportate dagli stessi.

www.temporeale.it

www.unicaradio.it

www.LATINAtu.it

www.laborintus.it

www.SHMAGAZINE.IT

www.cityandcity.it

 

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Intervento di Rino Solinas il 15 settembre a Sassari

Buonasera, mi chiamo Rino Solinas, autore del romanzo storico “Le campane suonarono a stormo” edito da Paolo Sorba. Rivolgo al Presidente dell’Ass.ne Laborintus Marco Lambroni, organizzatore di questa presentazione, al prof. Borghesi; alla sig.ra Demurtas; a Paolo Sorba; al prof. Mazziotti, assessore alla cultura del comune di Itri, e all’amico Pino Pecchia un cordiale buonasera.

Ho saputo della storia dei sardi a Itri visitando alcuni siti internet. Mi colpì quello di Pino, dove trovai notizie dettagliate su quella triste vicenda. Volevo acquistare i libri così mi rivolsi alle Arti Grafiche Kolbe di Fondi che mi fornì il cellulare di Pecchia. Presi contatto con lui. Dal primo approccio capii subito che avevo trovato un compagno di viaggio fidato e disponibile per scrivere il mio romanzo che, grazie alla sua collaborazione, è diventato anche storico. I suoi e i miei libri s’incrociarono in segno di reciproca disponibilità. A distanza di 5 anni ne ha percorsa di strada la nostra amicizia. Gli apostoli della pace, nientemeno, ci ha chiamato un giornalista del sud-pontino, il cui articolo chiude la ristampa che si presenta stasera. Penso che possa essere un messaggio ben’augurante voluto da lui per supportare la nostra idea, una testimonianza, che alla ventennale richiesta di riconciliazione da lui invocata, si è unita la mia dopo lunghe telefonate e contatti epistolari. Il coronamento, peraltro, di questa nostra idea ha preso consistenza quando gli chiesi di organizzare la presentazione del mio romanzo a Itri, che si trasformò in un convegno per la presenza d’istituzioni della Sardegna, con i quali avevo preso contatto, quali Umberto Oppus Dir. Gen. agli EE. LL. e il sindaco di Pattada Franco Saba, invitati dal sindaco di allora avv. Antonio Fargiorgio, unitamente a Sini sindaco di Ottana che inviò un messaggio complimentandosi per l’iniziativa, così come il già sindaco di Santa Teresa, Pisciottu, che fece pervenire al sindaco una targa in segno di amicizia, con una sua nota, entrambi impegnati per poter intervenire.

Epocale, così affermarono ospiti e ospitanti per i risultati raggiunti dopo i vari interventi dei presenti, che Pino, quale moderatore e mio relatore, guidò in quella lunga serata all’insegna dell’amicizia, e nei giorni successivi quando con il sindaco visitammo vetusti monumenti e scavi archeologici, terminando la nostra presenza, ospiti dell’Amministrazione, con una serata gastronomica con tutti i protagonisti del convegno all’insegna dell’amicizia e dei prodotti gastronomici di Itri.

Le note vicende sanitarie hanno solo rinviato il progetto ideato quella sera a continuare a Pattada il discorso intrapreso per la riconciliazione tra Sardi e Itrani. Questa sera da vero sardo, portatore dei valori che sono patrimonio della nostra terra, v’invito ad accogliere l’intervento dell’amico Pino con serenità d’animo, pur nel ricordo dei tre nostri corregionali uccisi a Itri. Il suo lavoro merita rispetto, non fosse altro perché si è impegnato per oltre 30 anni nella ricerca delle fonti, che parlano anche delle sofferenze patite dai nostri operai durante la costruzione delle Roma-Napoli, e per l’atteggiamento super partes che ho riscontrato, da lui tenuto nella stesura dei suoi lavori.

 

Mio intervento a Sassari il 15 settembre 2022

Come autore, prima ancora del mio intervento, voglio ricordare gli operai sardi uccisi il 13 luglio del 1911: Antonio Azas e Antonio Barranca di Ottana, Efisio Pitzus di Lanusei, questi morì nella caserma dei carabinieri dove, ferito, si era rifugiato.

Rivolgo un sentito ringraziamento all’editore Paolo Sorba per la ristampa, riveduta e corretta, in un solo volume, dei libri I Sardi a Itri (2003) e 1911- La rivolta di Itri (2011). Ringrazio il prof. Borghesi, relatore, la moderatrice Demurtas e in particolar modo l’amico Lambroni, Presidente della Laborintus, che si è assunto l’onere di organizzare la presentazione, e non solo. Ringrazio per la loro presenza l’Assessora alla Cultura del Comune di Sassari dott.ssa Laura Useri e la presidente della Commissione Pari Opportunità dott.ssa Gabriella Bertoncelli.

Tutto ebbe inizio nel 1987. Un articolo pubblicato sulla stampa sarda, avuto in copia,  mi fece conoscere i fatti di Itri. Peraltro, accertai, che gli storici locali non si erano mai interessati  della vicenda. Quel funesto 13 luglio fu preceduto il giorno 12 dall’arresto di un operaio, tale Giovanni Cuccuru di Silanus. Aveva malmenato nel pomeriggio un certo Di Biase Michele per futili motivi.

Ne seguì un infuocato scontro tra i sardi, che ne chiedevano il rilascio e le forze dell’ordine. Quel pomeriggio, in modo sinistro, le campane suonarono a stormo. Sin dal mattino, però, gli operai erano in sciopero; la ditta Spadari ritardava da alcuni giorni le paghe. Il 13, giorno funesto, si fronteggiarono cittadini e operai delle due importanti regioni italiane. Lo scontro, prolungatosi per ore, finì con l’uccisione dei tre operai sardi ricordati, più il ferimento di una ventina di essi, come risulta agli atti parlamentari e giudiziari. Il Giudice Pelosi, Pretore di Fondi, giunto il giorno successivo a Itri per le indagini preliminari scrisse nel suo rapporto: “Il conflitto con le sue tristissime conseguenze si sarebbe potuto evitare solo spiegandosi da parte di chi di dovere una maggiore oculatezza ed energia nel prevenirlo.” Quasi una profezia, anticipatrice della risposta negativa che il Ministro Giolitti aveva inviato il 19 di maggio al sindaco D’Arezzo, il quale chiedeva la presenza di più di forza pubblica e addirittura di truppe; che, sì arrivarono, ma solo dopo la tragedia.

Questa è una pagina della storia d’Italia, microstoria se volete, triste per tutti. Il primo dei due libri termina con un interrogativo: “Chi è stato a provocare la morte dei tre operai sardi?” questo il motivo che mi ha spinto dopo otto anni di ricerche fruttuose a pubblicare il volume: 1911-La rivolta di Itri. Purtroppo l’interrogativo è rimasto senza risposta.

La rivolta degli itrani fu un evento che interessò i quotidiani nazionali, le autorità dello Stato, civili e militari. Fu investito lo stesso Parlamento, con interrogazioni dei deputati sardi e dell’on. Cantarano di Fondi. La causa istruita presso il Tribunale di Cassino fu poi trasferita presso la Corte d’Assise di Napoli, per legittima suspicione e celebrato il dibattito. Nove indiziati furono condannati, in apertura del processo, a pene dai diciassette a trenta anni di carcere, tutti contumaci. Dopo tre anni di carcere, tanto durò il processo, i restanti trentatré imputati furono assolti dai giurati popolari per non aver commesso i fatti loro attribuiti. Durante l’escussione dei testi, alla Corte d’Assise, furono recapitate numerose lettere anonime. Un segnale negativo che evidenziò la conflittualità esistente all’interno della comunità itrana, che tuttora lascia perplessi. Lettere di accuse contro carcerati che, secondo gli anonimi, avevano partecipato o erano diretti responsabili della rivolta. Si approfittò del processo, di per sé complesso per risolvere antichi rancori. Un aspetto sconfortante che avvilisce. Il severo richiamo dell’avvocato Manzi verso i suoi concittadini fu durissimo. Parlando degli anonimi, peraltro, durante la fase dibattimentale disse: “… il frutto della più nera vigliaccheria di rettili deformi”.

Il sindaco D’Arezzo, costituitosi, con i consiglieri Pennacchia e Bonelli fu carcerato e continuamene denigrato dalla stampa. Tutti e tre furono prosciolti da ogni accusa nella fase istruttoria, dopo oltre 15 mesi di carcerazione, insieme ad una sessantina di indiziati. L’Unione Sarda riportò la notizia, che ho pubblicato, il giorno dopo il rilascio.

Sono in possesso delle arringhe degli avvocati: de Stefano, Manzi, Russo, Pedron e d’Andrea, difensori di vari indiziati. Da poco quella del prof.  Sandulli difensore del sindaco e del consigliere Pennacchia. Arringhe di parte, che non mi hanno condizionato. Dettagliata quella del Russo, che riporta il sopralluogo in via Straccio del giudice istruttore, dove fu ucciso Antonio Barranca. Ho ritrovato di recente notizie e foto d’epoca, grazie al sindaco di Ottana Franco Saba, pubblicate. Ho raccontato in circa 360 pagine un dramma con gli avvenimenti che l’hanno preceduto e seguito, rimanendo sopra le  parti.

Ho ricostruito, senza farmi influenzare, il dramma di due comunità che si fronteggiarono, com’è emerso dai documenti, su tre aspetti: morale, istituzionale e sociale. Tutti e tre avevano un comune denominatore: la prevaricazione. Una miscela pericolosa che sfociò “nella caccia al sardo”, come scrissero i giornali. Nel primo volume ho riportato 50 articoli, in maggioranza della stampa isolana, più l’arringa del Manzi, itrano e difensore di molti di essi. Articoli e arringa, a mio parere, da considerare punto di partenza e non di arrivo. La stampa, a suo tempo, presentò all’opinione pubblica nazionale il volto di una comunità – quella itrana – intrisa d’insofferenza razziale, sanguinaria e asservita alla camorra, benché quest’ultima non fosse mai figurante nelle inchieste amministrative, né in atti parlamentari né giudiziari. Ho scritto e ribadisco che le sentenze s’accettano come sono e vanno rispettate quanto meno perché emesse “in nome del popolo italiano”.

Allora come oggi, le notizie sono affidate all’intelligenza e al discernimento di chi scrive. Le notizie di cronaca – che arricchiscono la conoscenza dei fatti – vanno lette unicamente per informarsi, con il dovuto distacco, ben sapendo che i giornali alimentano differenti passioni ideologiche, a volte anche interessi di parte; in qual caso l’obiettività diventa un optional. Il mio impegno è stato quello di ricercare per sapere e tramandare, con onestà mentale, cercando di analizzare le cause, senza ingigantirne gli effetti. L’invito che rivolgo è: leggere il mio lavoro per conoscere, senza alimentare rancori. Spero che la gente di Sardegna, in uno spirito nuovo voglia, più che giustificare, almeno capire le pressioni e le deplorevoli circostanze che spinsero al tragico gesto la comunità itrana provocata, per lungo tempo, credo, da uno sparuto gruppo di esagitati, non certo da 400 operai.

Il 5 ottobre del 2019, il sindaco di Itri Antonio Fargiorgio, che mi ha onorato della Prefazione, ha ufficialmente chiesto scusa alla Comunità Sarda durante il convegno: “I Sardi a Itri”, alla presenza di esponenti delle Istituzioni Isolane; come potrete leggere alla fine di questo volume e precisato dall'amico Solinas. Peraltro, l’Assessore alla Cultura Raffaele Mancini già nel 2003 e Giovanni Agresti, sindaco di Itri, nel 2011, nella presentazione dei miei libri avevano espresso la volontà di una pacificazione.

Lo scontro fu una rivolta di piazza, generata dalla difficile convivenza, alimentata dai salari da fame percepiti dagli operai sardi, peraltro sottopagati, e favorita dal lassismo delle istituzioni, che non seppero prevenire il risentimento delle due comunità. Il sindacato non fu da meno, soffiò sul fuoco del malcontento degli operai contro la ditta Spadari, denunciando continuamente la presenza della camorra, che avrebbe sobillato per mero interesse gli amministratori e la popolazione contro gli operai. Pur volendone legittimare l’operato, il sindacato sottovalutò quanto stava montando tra sardi e itrani.  

Molti i rapporti di polizia allegati agli atti giudiziari: le esplosioni notturne con dinamite, il tentato stupro ai danni di una ragazza itrana testimoniato dal maresciallo Buttaro di Fondi in udienza; la resistenza un anno prima degli operai contro le forze dell’ordine per la morte del compagno di lavoro Francesco Zan, causa il colera, per il quale  volevano che si celebrasse il rito cristiano, vietato dalle autorità sanitarie; fu concesso poi il corteo musicale, che il sindaco autorizzò per raffreddarne gli animi.

L’uccisione per rapina del benestante Michele Di Biase, meno di due mesi prima dei fatti - omicidio compiuto da due operai sardi condannati poi all’ergastolo – secondo me terrorizzò il paese e fu la goccia che fece traboccare il vaso. Infine la richiesta al Ministro Giolitti. Per contro l’atteggiamento degli itrani, di fronte all’invasione pacifica di 400 operai creò uno stravolgimento della vita monotona di un borgo contadino come Itri, che pure contava seimila e più abitanti, cui si aggiunsero gli operai; paese con una esigua forza pubblica composta da un sottufficiale e due carabinieri. Grazie ai turni di 24 ore, previsti per la realizzazione della galleria Vivola, le attività commerciali, le osterie in special modo, operavano in continuazione. L’opportunità di fare facili guadagni portò ad una lievitazione dei beni di prima necessità. Così come per gli alloggi riconvertiti da stalle in locali  abitativi, malridotti, con richieste di prezzi spesso ingiustificati, che gli operai pagarono per avere un tetto dove rifugiarsi, spesso con moglie e figli al seguito. La proverbiale ritrosia degli itrani verso il “forestiero”, la fierezza di cui erano entrambe portatrici fecero il resto. Questi i fatti.

La “questione” tra sardi e itrani è rimasta aperta. Da parte mia ho voluto gettare, con i contatti avuti con l’associazione Laborintus e Rino Solinas un ponte ideale tra la nostra e la cultura isolana. La realizzazione dell’opera lirica “Ora è buio, chiamate (Sardi a Itri), è la prova concreta di questa collaborazione. Ringrazio Marco e i realizzatori dell’opera lirica, per la lettura dei miei libri e per i lusinghieri giudizi espressi nei miei confronti, e per la sincera amicizia dimostratami durante i nostri contatti di vario genere.

Non ho emesso sentenze. Considerazioni sì, secondo le circostanze, per entrambe le comunità e le Istituzioni. Ho pubblicato i documenti dai quali ho attinto, utili per leggere il tutto con spirito critico. Con le mie ricerche ho affidato alla passione e all’intelligenza del lettore un possibile responso. Questi sono casi in cui la ricerca non giunge a una sentenza, ma almeno si accosta il più possibile allo svolgimento dei fatti.

All'amico Rino, che ha preceduto il mio intervento, esprimo i sensi della mia gratitudine per le espressioni di amicizia e per i lusinghieri giudizi sulla mia persona, che rivolgo a lui con la stessa intensità. A lui pongo lo stesso interrogativo che il 5 settembre del 2019, a Itri, durante il Convegno "I Sardi a Itri" gli posi:  Rino, siamo due Don Chisciotte? è utopia la nostra? Una cosa è certa i nostri scritti hanno un comune denominatore: La riconciliazione.

Grazie a tutti per avermi ascoltato. (P.P.)

 

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PRESENTATA A SASSARI: LA RIVOLTA DI ITRI CONTRO I SARDI

   È trascorso del tempo, voluto, e anche imposto da esigenze editoriali del mensile che mi ospita, prima che dessi notizia della ristampa presentata in Sardegna dei miei due libri che parlano degli avvenimenti luttuosi del lontano 1911, che sconvolsero la comunità itrana, aggiornata con notizie e foto, raccolte dopo la pubblicazione del secondo volume edito nel 2011.

   Sassari è la città sarda dove ho ricevuto ospitalità, il Teatro Giuseppe Verdi, il luogo dove è avvenuta la presentazione del libro: LA RIVOLTA DI ITRI. Per tutto devo ringraziare il Presidente dell’Associazione Laborintus, M° Marco Lambroni, e i componenti dell’importante sodalizio culturale sassarese, che il 16 settembre u.s. ha messo in scena presso il Teatro, già detto, la prima dell’Opera cantata in due parti: ORA È BUIO, CHIEDETE - Sardi a Itri.

   Relatore della serata è stato il chiarissimo prof. Aldo Borghesi, docente di Storia Contemporanea presso l’Università degli Studi di Sassari, con interventi in apertura del M° Lambroni e dell’Editore Sorba, moderatrice della serata la giornalista Monica De Murtas.

   Gli interventi di coloro che a vario titolo hanno preso la parola sono stati incentrati per una possibile riconciliazione tra Sardi e Itrani. Questo è stato il motivo ricorrente della serata, iniziata con un passionale intervento ed affettuoso saluto rivoltomi dall’amico romanziere sardo Rino Solinas, convinto sostenitore della riconciliazione. Oltre ad illustrare gli eventi del 1911, ho   fatto presente le difficoltà di varia natura che ancora persistono, sostenendo che solo con il dialogo sarà possibile giungere a una pace e con una equa condivisione delle responsabilità: da parte degli itrani, che causarono la morte dei tre operai sardi e il ferimento di una ventina di essi, dall'altra parte perché sottoposti a una costrizione provocata da avverse circostanze durante la permanenza degli operai a Itri e da fatti delittuosi che essi provocarono, e, fatto ancora più grave, dalla noncuranza dimostrata dalle istituzioni, pur sollecitate a intervenire con largo anticipo dagli amministratori di Itri.

   La presenza in forma ufficiale del rappresentante dell’Amministrazione comunale di Itri, ha fatto si che il Sindaco del Comune di Sassari, dott. Gian Vittorio Campus delegasse per i due appuntamenti la dott.ssa Laura Useri, Assessora alla Cultura e la dott.ssa Gabriella Bertoncelli, Presidente della Commissione Pari Opportunità.

   La serata è terminata con lo scambio di doni. Da parte mia ho offerto libri ai vari relatori e agli amici dell’Associazione, al regista Marras un prezioso volume dell’Associazione De Santis sulla vita del Maestro fondano, più audiovisivi e testi realizzati dal comune di Fondi (un grazie all’avv. Virginio Palazzo e a Giuliano Carnevale). Molto gradito, dal Presidente Lambroni un dipinto   realizzato per l’occasione dal maestro e amico Bruno Soscia di Itri. Parimenti, ho ricevuto in dono una pipa, prestigio dell’artigianato sardo, che l’azienda ha realizzato in tempi passati per il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e per il CT degli “Azzurri” del calcio, Enzo Bearzot. Un sentito ringraziamento va al prof. Mimmo Del Bove, già sindaco di Itri, che sul suo profilo Facebook ha commentato e postato giornalmente la mia esperienza sassarese, con intervista, scritti e foto.

   Non mi è mai sfiorato il pensiero di presentare il mio lavoro nella Terra dei “Nuraghi”. Perché poi! Poteva sembrare una provocazione da parte mia verso certa cultura isolana sostenitrice di tesi che ho sempre confutato con dati di fatto. Se ciò è stato possibile, lo devo al mio editore sardo. Peraltro, sarebbe stato un atteggiamento in contrasto – che avrebbe alimentato polemiche e contrapposizioni - con quello che, con interviste televisive e sulla carta stampata, ho sempre sostenuto: giungere dopo tanto tempo a una pacificazione, sentimento facilmente rintracciabile su You Tube, FB e siti Internet e riconosciutomi dalla stampa locale. Eppure sì è avverato!

   Nel preambolo del libretto distribuito prima dell’opera al pubblico convenuto la sera del 16 settembre, è riportata la seguente dicitura: … Dopo cento anni il paziente lavoro dello scrittore Pino Pecchia ha voluto riaprire e analizzare un doloroso episodio praticamente sconosciuto che fa parte comunque della nostra storia e ha ispirato gli autori di quest’opera, nella convinzione che, al di là del risultato artistico, il compito di un autore debba essere anche dedicato all’impegno storico e civile legato alla memoria della propria terra.

È un’Opera cantata con musica del prof. Gabriele Verdinelli, libretto di Emanuele Floris, e dal regista e ideatore del progetto, Gianni Marras. Personaggi e interpreti della prima: Antoni (Maurizio Leoni - baritono); Maia (Marta Ravaglia – soprano); Elia (Blagoj Nacoski – tenore); Il sindaco (Matteo Loi – basso); Maurizio Giordo – voce recitante; Marco Lambroni, Direttore del Coro di Uri (coro popolare maschile) e Matteo Taras Direttore della Polifonica Santa Cecilia di Sassari (coro misto, donne e uomini di Itri). Scene e costumi di Davide Amadei in collaborazione con gli allievi dell’Accademie di belle Arti di Sassari. 

   Non nascondo la soddisfazione per la scelta riservata al mio lavoro. Tutto ebbe inizio con una mail risalente al 15 novembre 2010, quando Lambroni mi contattò per avere notizie sui fatti di Itri e al quale inviai il primo volume, I Sardi a Itri, pubblicato nel 2003. L’idea dell’Associazione era, appunto, di “produrre una cantata in forma scenica”. Scelta cui erano orientati sia il regista dell’opera Gianni Marras sia il presidente dell’Associazione Laborintus, M° Marco Lambroni che  entrambi convennero a Fondi nel 2011 presso Palazzo Caetani per la presentazione del mio libro 1911-LA RIVOLTA DI ITRI. Sin da allora, anche se sono trascorsi ben undici anni, durante la presentazione, il regista Marras, intervenendo, partecipò ai presenti l’intenzione di approfondire ulteriormente i miei due lavori per realizzare l’opera messa poi in scena il sedici settembre scorso.

Spero che con l’apertura del Teatro comunale della nostra città, con il sostegno degli imprenditori locali e confortato dalla sensibilità degli amministratori del tempo e dal Consiglio di Amministrazione del Teatro, di poter organizzare, con la preziosa assistenza del M° Gabriele Pezone e della sua Associazione, la rappresentazione a Fondi dell’opera di cui ho ampiamente parlato.

   Devo riconoscere altresì la coraggiosa scelta del mio editore sardo, Paolo Sorba di La Maddalena (SS) nel pubblicare la ristampa dei miei libri. Peraltro, la sua presenza a Sassari, discreta, è stata costante e di supporto all’amico Lambroni, per i quattro giorni della mia permanenza sull’isola. Ospite dei due giorni, è stato l’Assessore alla Cultura del Comune di Itri, prof. Salvatore Mazziotti, che sostituiva il sindaco Giovanni Agresti, invitato dall’Associazione, impossibilitato a intervenire. L’Assessore era assistito dal suo staff (Ilenia Cardogna e Giovanni Ardizio), che ha effettuato interviste, il 15 settembre, a me prima della presentazione del libro e il giorno successivo al M° Marco Lambroni, prima dell’opera, eseguendo anche riprese dei due appuntamenti previsti, realizzando documenti visivi postati sui social.

   Con gli amici della cultura isolana, cui ho fatto cenno, ho trascorso ore di sincera amicizia culminata con una riunione conviviale cui hanno preso parte tutte le componenti della rappresentazione dopo la prima dell’opera; tra gli ospiti l’Assessore Mazziotti con il suo staff e i tre famigliari, che mi hanno accompagnato in questa gratificante avventura isolana.

     

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Pino Pecchia

-Pubblicato sul Periodico d'informazione : LA VOCE di Fondi e dintorni, il 26.01.2023, pp. 27/28/29.

 

 

 

 

Caro Pino,

non ho parole per ringraziarti del dono del tuo volume che ritirerò appena sarò a Itri, ma soprattutto ribadisco quanto ti ho detto al telefono. Hai compiuto un’impresa straordinaria dal punto di vista storico, letterario, sociale, artistico ed umano di riconciliazione tra Itrani e Sardi che non ha eguali. Con la forza delle tue parole, della tua determinazione e di una volontà ispirata a tutti i principi francescani hai superato  un contrasto che pur dopo oltre 100 anni sopravviveva quasi come conflitto etnico. Meriti riconoscimenti di stima ed ammirazione anche da parte di giovani, che, informati nelle scuole dove il tuo volume andrebbe divulgato, possano essere ispirati a seguire sempre principi di pace ed armonia nelle comunità in cui vivono e di cui saranno futuri protagonisti.

Con immensa gratitudine ed un grande abbraccio

Rosa Corretti *

Roma, 6 ottobre 2022

 

*Presidente dell’Associazione Culturale “YTRI Archeologica”.

 

 

 

 

 

 

 

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